

Rodrigo Diaz conte di Bivarnacque, intorno al 1040 d.C., a Bivar
morte avvenuta il 10 Luglio 1099
morte avvenuta il 10 Luglio 1099
Dopo la fine del dominio romano, la Spagna venne occupata da varie tribù barbariche: i Vandali, gli Svevi e gli Alamanni. Ma
furono i Visigoti che vi costituirono un regno che durò fino al 711
d.C., anno che segnò l’arrivo degli arabi. Gli arabi, che nel 732, con
la sconfitta di Poiters ad opera di Carlo Martello,
dovettero rinunciare alla conquista dell’Europa occidentale, misero
radici in Spagna e vi rimasero fino al 1492 quando Isabella di
Castiglia e Ferdinando d’Aragona portarono felicemente a conclusione la
“Reconquista”. La presenza degli arabi nella penisola iberica durò
quindi più di sette secoli, tempo più che sufficiente per influenzare
in modo pesante la cultura, l’arte e l’architettura della Spagna. Ma
non tutta la penisola era sotto il dominio arabo; la Spagna era divisa
in vari regni, cattolici e musulmani che lottavano fra di loro. Fu in
questo panorama che si mise in luce un personaggio entrato poi nella
leggenda. Un personaggio che, oltre ad essere considerato un paladino
del cattolicesimo nella lotta contro i musulmani, venne innalzato a
simbolo del patriottismo spagnolo. Il suo nome era Rodrigo Diaz conte di Bivar, meglio conosciuto con il nome di El Cid Campeador. La leggenda,vuole
che fosse un personaggio gentile, un marito amorevole e un ottimo
padre di famiglia, un cavaliere coraggioso e fedele al suo paese. La Storia,
purtroppo, come vedremo, ci racconta qualcosa di diverso; un mercenario
che combatteva per i mori e per i cristiani senza nessuno scrupolo,
disposto a distruggere chiese se questo servisse ai suoi scopi, insomma
un cavaliere senza principi disposto a tutto pur di raggiungere la
gloria. Rodrigo nacque, intorno al 1040 d.C., a Bivar un paesino vicino a Burgos nel regno di Castiglia. Proveniva
da una famiglia della piccola nobiltà castigliana. Crebbe dunque alla
corte del Re di Castiglia servendo il figlio, il principe Sancho. Ebbe
dunque una buona educazione, come si addiceva ai figli della nobiltà. La
leggenda vuole che al momento del suo battesimo un monaco gli
regalasse il cavallo che poi lo accompagnò in tutte le sue avventure:
il famoso Babieca. Il nome El Cid Campeador gli venne attribuito più
avanti. È composto da due parti: El Cid, nomignolo datogli dagli arabi e
che significa “Il signore” in una lingua mista di spagnolo e arabo,
Campeador, “Il campione”, invece, gli venne dato dagli spagnoli dopo la
vittoria in duello contro un nemico. Questo soprannome, quindi,
dimostra che il personaggio godeva del rispetto e dell’ammirazione sia
tra gli spagnoli che tra gli arabi. Ferdinando I°, alla sua morte
avvenuta nel 1065, divise il suo regno fra i suoi figli. Com’era
prevedibile i contrasti fra i fratelli scoppiarono poco dopo la morte
del padre. Sancho II,° essendo il figlio maggiore, si considerava il
vero erede del padre e cercò di riunificare il regno, anche con l’uso
della forza. El Cid, ancora agli ordini di Sancho II°, e che si era
distinto nella guerra vinta contro il regno di Aragona, divenne, a soli
23 anni, capo dell’esercito castigliano e, con questo grado, prese
parte alla guerra fratricida. Era
il 1072 quando Sancho II°, al culmine della gloria, venne ucciso da un
soldato di Urraca. A succedere a Sancho venne chiamato il fratello
Alfonso che, richiamato dall’esilio in Toledo, arrivò in Castiglia
guardato con sospetto dai castigliani. Oltretutto si mormorava che
Alfonso fosse in qualche modo coinvolto nell’assassinio del fratello.
Il cavaliere era un personaggio molto popolare, oltre ad essere un
ottimo combattente, ma Alfonso VI° temeva che un giorno potesse voler
diventare il nuovo monarca della Castiglia. Ma l’astuzia di Alfonso gli
disse che per governare aveva bisogno dell’alleanza di Rodrigo Diaz e
così lo legò alla casa regnante dandogli in sposa sua nipote Jimena.
Correva l’anno 1074 d.C. Alla prima occasione, però, Alfonso fece il
modo di liberarsi dell’ingombrante alleato spedendolo in esilio. Fatto
sta che nel 1081 Rodrigo Diaz si ritrovò solo e senza un padrone.
Iniziò quindi la sua carriera di mercenario e offrì i suoi servigi al
miglior offerente, non tenendo conto della religione di appartenenza.
Anche questi furono anni di successi militari che fecero accrescere
notevolmente la gloria di El Cid. Nel 1086 iniziò la grande invasione
degli Almoravidi, popolazione araba, provenienti dall’odierno Marocco.
Nella grande battaglia di Sagrajas Alfonso VI° capì che non poteva fare
a meno del più forte cavaliere cristiano di quell’epoca. Richiamò così
El Cid dall’esilio, ma i rapporti tra i due erano compromessi e si
giunse ad una nuova rottura. Libero da qualsiasi vincolo, alla guida
del suo esercito personale, composto sia da cristiani che da arabi, si
mosse in direzione della città costiera. Doveva prima però eliminare il
vicino Conte di Barcellona Berenguer Ramòn II che puntualmente
sconfisse e catturò nella battaglia di Tébar. Due anni più tardi, nel
1092, a Valencia scoppiò una rivolta a seguito dell’assassinio di
al-Qadir, monarca locale, ad opera di un nobile. A seguito di questo
fatto El Cid ruppe gli indugi e cercò di approfittare della situazione.
La battaglia di Valencia fu lunga e cruenta e nel Maggio del 1094 la
città si arrese. Ufficialmente El Cid governò per conto di Alfonso VI,
ma il re di Castiglia era troppo debole. Quindi, di fatto, ebbe una
larga autonomia e nei suoi atti governò come un vero e proprio monarca.
Il suo regno durò fino alla sua morte avvenuta il 10 Luglio 1099 ed il
suo corpo fu trasportato a Burgos e sepolto nella locale cattedrale.
Alla sua morte il governò passò alla moglie che, pressata dagli
Almoravidi, chiese l’aiuto di Alfonso VI° che ordinò di bruciare la
città. Nel 1102, però, gli Almoravidi fecero ingresso nella città e la
tennero per oltre un secolo. Subito dopo la sua morte Rodrigo Diaz, detto El Cid, divenne oggetto di culto popolare. Subito
considerato eroe nazionale castigliano, attorno alla sua figura
vennero scritti poemi, opere letterarie e, molti secoli più avanti,
anche il cinema sfruttò il personaggio.
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