Un ominide preistorico ritrovato nel letto del fiume Columbia vicino a Kennewick (WA, Stati Uniti) I reperti furono ritrovati accidentalmente da alcuni spettatori durante una gara di idroplano. Il ritrovamento provocò una discussione sulla relazione tra i diritti religiosi dei nativi americani e l'archeologia: basandosi sulla legge statunitense sulle tombe dei Nativi Americani (Native American Graves Protection and Repatriation Act), un gruppi di nativi americani reclamò i resti come loro proprietà. Nel febbraio del 2004 la corte affermò che in assenza di una relazione culturale tra i nativi viventi e i resti ritrovati, non ci sarebbe stato alcun vincolo per lo studio scientifico. Nel luglio 2005 diversi scienziati studiarono il ritrovamento, definendolo come il cranio di un caucasoide databile tramite carbonio 14 ad oltre 9000 anni fa. I risultati dunque esclusero che si potesse trattare di un nativo americano, e si ipotizzò un'origine europea, dopo aver attraversato lo Stretto di Bering nel periodo di glaciazione. Ma ora i risultati delle analisi genetiche ribaltano quella sentenza. Dalla comparazione dell'antico DNA con quelli di popolazioni moderne (Ainu e polinesiani inclusi), è emerso che il gruppo geneticamente più affine all'Uomo di Kennewick è la tribù nativo americana dei Colville, che ha acconsentito a fornire campioni di DNA per le analisi. In altre parole, i Colville sarebbero i suoi diretti discendenti. Forti di questa prova, i nativi americani promettono ora di ricorrere contro la causa del 2004, affinché lo scheletro possa finalmente riposare in pace.
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