Sebaste (Armenia), † 320
La
vicenda dei Quaranta martiri di Sebaste in Armenia, è giunta fino a noi
attraverso delle fonti letterarie, che per il fatto che non siano
contemporanee e soprattutto perché riferiscono sermoni e tradizioni
orali, non sono prive di incertezza e oscurità, nonostante siano antiche
ed abbondanti. Si
citano qui solo i nomi degli autori dei discorsi inerenti i 40 martiri,
pronunciati quasi tutti in occasione della loro festa, che tutti
Martirologi storici, latini e greci, pongono al 9 marzo: s. Basilio
Magno, s. Gregorio di Nissa, s. Gaudenzio di Brescia, s. Efrem, s.
Gregorio di Tours, Sozomeno. L’unico
documento contemporaneo pervenutaci, è il “Testamento” scritto dagli
stessi martiri in carcere e prima del supplizio; sebbene genuino, però
non dà molto contributo alla ricostruzione storica della vicenda. Ad
ogni modo raccogliendo dalle varie fonti le notizie verosimili, si può
ricostruire il glorioso avvenimento; nel 320 durante la persecuzione
scatenata da Licinio Valerio (250 ca.- 325) imperatore romano, Augusto
dal 303 e associato nel 313 da Costantino per l’impero d’Oriente;
quaranta soldati provenienti da diversi luoghi della Cappadocia, ma
tutti appartenenti alla XII Legione “fulminata” (veloce) di stanza a
Melitene, furono arrestati perché cristiani. Fu
posta loro l’alternativa di apostatare o subire la morte, secondo i
decreti imperiali, ma tutti concordemente rimasero fermi nella fede
cristiana; pertanto furono condannati ad essere esposti nudi al freddo
invernale e morire così per assideramento. Durante
l’attesa in carcere dell’esecuzione, scrissero per mezzo di uno di loro
il “Testamento”, dove chiedevano di essere sepolti tutti insieme a
Sareim, un villaggio identificato con l’odierna Kyrklar in Asia Minore,
il cui nome significa appunto ‘Quaranta’, pregando i cristiani di non
disperdere i loro resti; inoltre stabilirono che il giovane servo
Eunoico, se fosse stato risparmiato dalla morte, potesse ritornare
libero e fosse adibito alla custodia del loro sepolcro; infine dopo
parole di esortazione ai fratelli cristiani, salutavano parenti ed
amici, ed elencando alla fine i loro nomi. La
particolare minuzia nello stabilire il luogo di sepoltura, la
raccomandazione di conservare il sepolcro e le reliquie, s’inquadra nel
sentimento profondo dei primi cristiani, che davano un culto più o meno
nascosto, alle reliquie dei martiri, fonte di coraggio, forza ed esempio
per affrontare la morte, così vicina a chi professava la nuova
religione cristiana. Il
martirio ebbe luogo il 9 marzo, nel cortile del ginnasio annesso alla
Terme della città di Sebastia in Armenia (odierna Siwas in Turchia),
sopra uno stagno gelato; sul luogo era stato preparato anche un bagno
caldo per coloro che avessero voluto tornare sulla loro decisione. Durante
la lunga esecuzione, uno dei condannati Melezio, quello che aveva
scritto personalmente il ‘Testamento’, non resse al supplizio e chiese
di passare nel bagno caldo, ma lo sbalzo di temperatura troppo forte gli
causò una morte istantanea. Il
suo posto però fu preso subito dal custode del ginnasio, colpito dalla
loro fede e da una visione; si spogliò e gridando che era un cristiano,
si unì agli altri riportando il numero dei martiri a 40, il suo nome è
Eutico oppure Aglaio secondo le varie fonti. Quando
tutti morirono, i loro corpi furono portati fuori città e bruciati e le
ceneri disperse nel vicino fiume. Nonostante questo gesto di disprezzo
verso i martiri, parti di reliquie evidentemente poterono essere
recuperate e venerate poi in diverse chiese, esse giunsero nei secoli
successivi anche a Brescia, in Palestina, Costantinopoli, Cappadocia.
I
loro nomi sono: Aezio, Eutichio, Cirione, Teofilo, Sisinnio, Smaragdo,
Candido, Aggia, Gaio, Cudione, Eraclio, Giovanni, Filottemone, Gorgonio,
Cirillo, Severiano, Teodulo, Nicallo, Flavio, Xantio, Valerio, Esichio,
Eunoico, Domiziano, Domno, Eliano, Leonzio detto Teoctisto, Valente,
Acacio, Alessandro, Vicrazio detto Vibiano, Prisco, Sacerdote, Ecdicio,
Atanasio, Lisimaco, Claudio, Ile, Melitone e il già citato Eutico o
Aglaio. Il giovane servo cristiano il cui nome Eunoico è presente
nell’elenco, evidentemente non fu risparmiato.
Autore: Antonio Borrelli
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