6 marzo Beata Rosa da Viterbo
Vergine
Nel
1252 papa Innocenzo IV pensa di farla santa, e ordina un processo
canonico, che forse non comincia mai. La sua fama di santità cresce
ugualmente, e nel 1457 Callisto III ordina un nuovo processo, regolarmente
svolto: ma nel frattempo muore, e Rosa non verrà mai canonizzata col
solito rito solenne. Ma il suo nome è già elencato tra i santi
nell’edizione 1583 del Martirologio romano. Via via si dedicano a lei
chiese, cappelle e scuole in tutta Italia, e anche in America Latina.
Vita breve, la sua. Nasce dai coniugi Giovanni e Caterina, forse
agricoltori nella contrada di Santa Maria in Poggio. Sui 16-17 anni,
gravemente malata, ottiene di entrare subito fra le terziarie di san
Francesco, che ne seguono la regola vivendo in famiglia. Guarita, si
mette a percorrere Viterbo portando una piccola croce o un’immagine
sacra: prega ad alta voce ed esorta tutti all’amore per Gesù e Maria,
alla fedeltà verso la Chiesa. Nessuno le ha dato questo incarico.
Viterbo intanto è coinvolta in una crisi fra la Santa Sede e Federico II
imperatore. Occupata da quest’ultimo nel 1240, nel 1247 si è “data”
accettandolo come sovrano. Rosa inizia la campagna per rafforzare la
fede cattolica, contro l’opera di vivaci gruppi del dissenso religioso,
nella città dove comandano i ghibellini, ligi all’imperatore e nemici
del papa. Un’iniziativa spirituale, ma collegata alla situazione
politica. Per questo, il podestà manda Rosa e famiglia in domicilio
coatto a Soriano del Cimino. Un breve esilio, perché nel 1250 muore
Federico II e Viterbo passa nuovamente alla Chiesa. Ma non sentirà più
la voce di Rosa nelle strade. La giovane muore il 6 giugno probabilmente
del 1251. Viene sepolta senza cassa, nella nuda terra, presso la
chiesa di Santa Maria in Poggio. Nel novembre 1252 papa Innocenzo IV
promuove il primo processo canonico (quello mai visto) e fa inumare la
salma dentro la chiesa. Nel 1257 papa Alessandro IV ne ordina la
traslazione nel monastero delle Clarisse. E forse vi assiste di
persona, perché trasferitosi a Viterbo dall’insicura Roma (a Viterbo
risiederanno i suoi successori fino al 1281). La morte di Rosa si
commemora il 6 marzo. Ma le feste più note in suo onore sono quelle di
settembre, che ricordano la traslazione del corpo nell’attuale
santuario a lei dedicato. Notissimo è il trasporto della “macchina” per
le vie cittadine: è una sorta di torre in legno e tela, rinnovata ogni
anno, col simulacro della santa, portata a spalle da 62 uomini. Si
ricorda nel 1868 anche l’iniziativa del conte Mario Fani che col
circolo Santa Rosa, a Viterbo, anticipava la Società della Gioventù
Cattolica, promossa poi dai cattolici bolognesi con Giovanni
Acquaderni. Nel 1922 Benedetto XV ha proclamato Rosa patrona della
Gioventù Femminile di Azione Cattolica. A Viterbo, di cui è patrona
della città e compatrona della diocesi, è ricordata il 4 settembre,
giorno della traslazione.
Patronato: Viterbo
Etimologia: Rosa = dal nome del fiore
Emblema: Giglio
Autore: Domenico Agasso
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