E' forse il farmaco per eccellenza, simbolo
stesso dei farmaci, capace non solo d'intervenire nel dolore, fermando
le prostaglandine, ma nella lotta all'ostruzione arteriosa e nella
fluidificazione del sangue quindi contro l'infarto e poi chiamata
addirittura a combattere certi tumori...
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Il nome "aspirin", ad indicare la propria produzione industriale di acido
acetilsalicilico, fu brevettato dalla Bayer il 6 marzo 1899, componendo
il prefisso "a-" (per il gruppo acetile) con "-spir-" (dal fiore Spirea
ulmaria, da cui si ricava l'acido spireico, ovvero l'acido salicilico) e col suffisso "-in" (generalmente usato per i farmaci all'epoca).
La Bayer perse tuttavia il diritto ad usare il proprio marchio in
molte nazioni dopo che gli Alleati occuparono e rivendettero le sue
proprietà dopo la prima guerra mondiale.
L'acido acetilsalicilico o ASA (IUPAC: acido 2-(acetilossi)
benzoico), meglio conosciuto con l'italianizzazione in aspirina del suo
primo nome commerciale tedesco di larga diffusione, è un farmaco
antinfiammatorio. Il composto trova impiego solo, o associato ad altri principi e a
moderatori degli effetti collaterali come analgesico per dolori lievi,
come antipiretico (per ridurre la febbre) come fluidificatore del
sangue, e, naturalmente, come antinfiammatorio. Ha, inoltre, un effetto
antiaggregante e fluidificante sul sangue, per questo il suo uso a
piccole dosi aiuta a prevenire a lungo termine gli attacchi cardiaci. Una ricerca della Oxford University su 25000 pazienti ha mostrato nel
2010 che una bassa dose di acido acetilsalicilico - 75 mg - assunta
quotidianamente per un periodo tra i quattro e gli otto anni riduce
sostanzialmente il tasso di morte di almeno un quinto per comuni forme
di tumore indipendentemente dal sesso. La scoperta dell'acido acetilsalicilico, composto scarsamente
presente in natura, ma principalmente di sintesi, è dovuta al chimico
francese Charles Frédéric Gerhardt già nel 1853. La sintesi industriale è
invece tuttora fonte di controversie, e vi è una polemica irrisolta tra
i nomi di Felix Hoffmann e Arthur Eichengrün.
Erodoto nelle Storie narrava che esisteva un popolo stranamente più
resistente di altri alle comuni malattie; tale popolo usava mangiare le
foglie di salice. Ippocrate, considerato il padre della medicina,
descrisse nel V secolo a.C. una polvere amara estratta dalla corteccia
del salice che era utile per alleviare il dolore ed abbassare la febbre.
Un rimedio simile è citato anche dai sumeri, dagli antichi egizi e
dagli assiri. Anche i nativi americani lo conoscevano e lo usavano per
curare mal di testa, febbre, dolori muscolari, reumatismi e brividi.
Nell'era moderna è stato il reverendo Edward Stone, nel 1757, a
scoprire gli effetti benefici della corteccia di salice, da lui
assaggiata, oltre al suo sapore amaro. Sei anni dopo, scrisse una famosa
lettera alla Royal Society, nella quale giustificava in modo razionale
l'utilizzo della sostanza contro le febbri.
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