Cernusco sul Naviglio è una cittadina a circa venti chilometri da
Milano. Una delle sue glorie maggiori consiste nell’essere il luogo di
fondazione dell’Istituto delle Suore di Santa Marcellina, popolarmente
dette Marcelline. Monsignor Luigi Biraghi, direttore spirituale nel Seminario di Milano (Beato dal
2006), nel 1838 diede corpo a un’intuizione che aveva:
fondare un istituto religioso femminile, le cui aderenti, mediante
l’educazione della gioventù e in particolare delle ragazze, avrebbero
contribuito a ridare basi solide alla famiglia. Il collegio delle Marcelline di Cernusco venne successivamente adibito a
casa di riposo per le suore anziane e a ricovero per quelle ammalate.
Nel 1922 vi venne condotta una giovane ventisettenne, suor Elisabetta
Redaelli, colpita da un male sconosciuto: aveva frequenti emottisi, era
impedita nelle sue funzioni più elementari e, in aggiunta, divenne
progressivamente cieca. Il 6 gennaio 1924, tuttavia, avvenne un fatto che cambiò il corso della
sua esistenza. Verso le 22.30, le suore che la vegliavano in infermeria
credettero di sentirla parlare nel sonno; in realtà, come riferì loro,
era sveglia. Aveva visto una bella Signora che l’aveva consolata:
«Prega, confida e spera; tornerò dal 22 al 23». Come facesse ad aver
“visto” pur avendo perso l’uso degli occhi, le consorelle non lo
capivano. Il mese dopo, il 3 febbraio, suor Elisabetta fu trovata in lacrime:
aveva capito che la Signora sarebbe tornata dal 2 al 3 del mese seguente
alla sua prima visita, quindi temeva che non si fosse ripresentata
perché lei non era stata «abbastanza buona», come ripeté alle altre
suore. Alle 23.45 del 22 febbraio, giornata in cui il medico aveva ormai
dichiarato disperata la sua condizione, ella rivide la visitatrice
soprannaturale, riconoscendola come la Madonna. Indossava un mantello
celeste e teneva stretto al cuore Gesù Bambino, sul cui volto scorrevano
grosse lacrime. Non piangeva, però, a causa dei peccati della veggente:
«Il Bambino piange – disse la Vergine con un sorriso mesto – perché non
è abbastanza amato, cercato, desiderato anche dalle persone che Gli
sono consacrate». Nonostante suor Elisabetta avesse richiesto di essere
portata in Paradiso, perché ormai si riteneva un peso per le consorelle,
la celeste interlocutrice rispose: «Tu devi rimanere qui, per dire
questo!». Improvvisamente, l’ammalata si sentì spinta a chiedere un
segno per essere creduta: «Ti rendo la salute!», rispose la visione, poi
disparve. Poco dopo, l’ammalata prese a gridare come in preda a un grande
dolore fisico. Suor Emilia Gariboldi, che aveva assistito alla scena
insieme a una consorella infermiera, pur non vedendo nulla e sentendo
solo le parole pronunciate da lei, l’afferrò al volo prima che saltasse
giù dal letto: «Sono guarita!», le rispose. L’intera casa di Cernusco
venne presa da un turbine di gioia per l’avvenuto miracolo, la cui
notizia si sparse presto anche in paese. La diretta interessata, stupita
per il trambusto, commentò: «Ma la Madonna sa fare questo e ben
altro!». Suor Elisabetta, per sfuggire alla curiosità della gente, venne
destinata alla Casa Madre di via Quadronno a Milano, dove per lunghi
anni si dedicò alle ragazze che frequentavano la scuola. Quando qualcuno
le faceva delle domande sugli eventi che l’avevano coinvolta, sviava
abilmente il discorso, fedele all’impegno di non raccontare più nulla.
In ogni caso, chiedeva che non si parlasse tanto di lei, quanto
piuttosto della Madonna. Morì il 15 aprile 1984, dopo essere stata
riportata a Cernusco. La stanzetta dell’infermeria dov’era accaduta la seconda apparizione
venne trasformata in cappella, dove fu collocata una statua che,
esattamente come santa Bernadette definì quella dell’Immacolata di
Lourdes, era molto somigliante, ma non identica alla visione. In basso,
protetto da un vetro, è visibile il punto preciso in cui la Vergine posò
i piedi. Sull’arcata della cappella, che è liberamente visitabile
previo contatto con le suore, si staglia invece la sagoma di un albero
che porta dei frutti singolari: dei cuori d’argento, simboli di grazie
ricevute. L’apparizione fu denominata «Madonna del Divin Pianto», perché
a piangere non fu lei, ma il Bambino che teneva tra le braccia.
Quanto all’approvazione ufficiale, il Beato cardinal Alfredo Ildefonso Schuster, quando venne informato dell’accaduto, commentò che la Madonna si sarebbe fatta strada da sé. Poco dopo l’ottantesimo anniversario, il cardinal Carlo Maria Martini autorizzò l’intitolazione di una parrocchia di Cernusco con quel nome, che attualmente è parte della Comunità Pastorale Famiglia di Nazaret (esiste anche la parrocchia di Nossa Senhora do Divino Pranto a San Paolo del Brasile). Ogni anno la Comunità Pastorale e le suore ricordano l’evento con una serie di celebrazioni. Il 22 febbraio, alle 23, si svolge una commemorazione dell’apparizione. L’indomani, al mattino, è celebrata una Messa solenne presso la chiesa parrocchiale della Madonna del Divin Pianto, seguita nel pomeriggio da un Rosario itinerante con la statua della Madonna, con partenza dal collegio delle Marcelline e arrivo al Divin Pianto.
Quanto all’approvazione ufficiale, il Beato cardinal Alfredo Ildefonso Schuster, quando venne informato dell’accaduto, commentò che la Madonna si sarebbe fatta strada da sé. Poco dopo l’ottantesimo anniversario, il cardinal Carlo Maria Martini autorizzò l’intitolazione di una parrocchia di Cernusco con quel nome, che attualmente è parte della Comunità Pastorale Famiglia di Nazaret (esiste anche la parrocchia di Nossa Senhora do Divino Pranto a San Paolo del Brasile). Ogni anno la Comunità Pastorale e le suore ricordano l’evento con una serie di celebrazioni. Il 22 febbraio, alle 23, si svolge una commemorazione dell’apparizione. L’indomani, al mattino, è celebrata una Messa solenne presso la chiesa parrocchiale della Madonna del Divin Pianto, seguita nel pomeriggio da un Rosario itinerante con la statua della Madonna, con partenza dal collegio delle Marcelline e arrivo al Divin Pianto.
Autore: Emilia Flocchini
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