Sacerdote
La Ferté-Saint-Cyr, Blois, Francia, 7 settembre 1876 - Parigi, 28 febbraio 1936
A volte il Signore rende così ardua la strada intrapresa da alcune
anime, convinte di fare la Sua volontà, che esse sono costrette a
lasciarla, nonostante la propria predisposizione e diventare poi un
gigante in altri campi. Così è stata la vita del beato Daniele Alessio Brottier. Fin
dall’infanzia rivelò una profonda pietà e una grande devozione alla
Madonna; entrò in seminario nel 1890, passò felicemente le ordinazioni
minori, facendo per un anno anche il servizio militare e fu consacrato
sacerdote il 22 settembre 1899 a 23 anni. Inviato come professore nel Collegio ecclesiastico di Pontlevoy, sentì
ben presto la sua particolare vocazione per la vita missionaria, perciò
il 24 settembre 1902 entrò come novizio nella Congregazione dello
Spirito Santo ad Orly presso Parigi, l’anno seguente emise i voti
religiosi e partì quasi subito per il lontano Senegal, colonia francese.
Poté restarci però solo tre anni circa, perché a causa di violenti e
continui attacchi di emicrania che l’avevano colpito, fu costretto nel
1906 a ritornare in Francia. Rimessosi in salute, l’anno seguente volle
di nuovo tornare in Senegal ma ancora una volta il male si ripresentò
violento e dopo qualche tempo dovette ritornare definitivamente in
Patria. Fondò in Francia l’Opera del “Souvenir Africain” con lo scopo di erigere
la cattedrale a Dakar, capitale del Senegal. Da ex militare volle
proporsi come cappellano dell’esercito durante la prima guerra mondiale e
dal 1914 al 1917 si prodigò eroicamente nell’assistenza dei soldati sui
campi cruenti di battaglie come Verdun, Fiandre, Lorena, incurante del
pericolo. Dopo la guerra fondò l’Unione Nazionale Combattenti, fu direttore
dell’Opera degli orfani apprendisti di Autenil per 12 anni e di cui ne
incrementò il numero e l’efficienza, nel 1960 vi erano più di 2000
orfani e 20 istituti. Morì logorato dalle fatiche.
E’ stato beatificato il 25 novembre 1984 da papa Giovanni Paolo II.
E’ stato beatificato il 25 novembre 1984 da papa Giovanni Paolo II.
Autore: Antonio Borrelli
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