Inizia, appena adolescente, a buttar giù versi con l'incoraggiamento del padre Cesare, anch'egli poeta, alla cui morte per suicidio, nel 1858, è affidato alla tutela dell'altro noto poeta e amico di famiglia, Aleardo Aleardi, che lo iscrive alla facoltà di legge dell'Università di Padova. Dal 1859 prosegue gli studi a Torino e poi a Pisa dove si laurea e scrive le prime prove poetiche, Canzoniere dei vent'anni. Tornato a Verona, interrompe la tranquillità di una vita piuttosto ritirata solo per recarsi talvolta a Milano, dove frequenta il milieu della Scapigliatura e diventa amico di alcuni dei suoi esponenti, come Emilio Praga. Nel 1869 pubblica la raccolta In primavera. Betteloni si sposa nel 1872
con Silvia Rensi. Dalla moglie ha tre figli, tra i quali Gianfranco,
anch'egli poeta, oltre che editore e curatore delle opere del padre.
Negli anni Settanta la passione per le letterature in lingua inglese e
tedesca si concretizza nella traduzione di parte del Don Giovanni byroniano, edita nel 1875 con il titolo di Aideia, e in quella completa del poemetto di Robert Hamerling Assuero a Roma, pubblicata l'anno dopo con titolo Nerone. Nel 1875 la visita di Carducci
a Verona gli permette di conoscere il celebre poeta, con il quale
stringe un'amicizia destinata a durare tutta la vita. Carducci legge le
sue poesie, le apprezza e lo incoraggia nell'attività poetica; scrive
una prefazione elogiativa, già apparsa nel Fanfulla della domenica, ai suoi Nuovi versi, pubblicati nel 1880. Dal 1877 insegna letteratura italiana nel Reale Collegio degli Angeli di Verona, traduce l'Arminio e Dorotea di Goethe, pubblicato nel 1892, e, completando l'opera intrapresa in passato, il Don Giovanni di Byron, edito nel 1897. Collabora inoltre ai due quotidiani scaligeri L'Adige e L'Arena. Muore nella villa che porta il suo nome, di proprietà dei suoi antenati fin dal 1665, nella frazione veronese di Castelrotto.
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