
La strage di Cibeno
La mattina del 12 luglio del 1944 per ordine della Gestapo sono
prelevati dal campo di concentramento di Fossoli 67 internati politici,
condotti al Poligono di tiro di Cibeno e lì fucilati. Sono uomini con
diverse esperienze e di età differenti, provenienti da varie regioni
dell’Italia, tantissimi dalla Lombardia. Tutti sono stati rinchiusi a
Fossoli perché oppositori del nazifascismo. All’alba del 12 luglio, in
tre riprese i 69 prigionieri sono
caricati su camion e condotti al Poligono di tiro distante pochi
chilometri dal Campo. Vengono fatti allineare ai bordi di una fossa, che
alcuni internati ebrei sono stati costretti a scavare il giorno prima, e
ascoltano la sentenza: condanna a morte come rappresaglia per un
attentato a Genova contro militari tedeschi. Si rivela inutile anche
l’intervento del vescovo di Carpi Vigilio Dalla Zanna accorso sul luogo e
la condanna a morte viene eseguita. Solo due internati del secondo
gruppo riescono a fuggire e a salvarsi nascosti dal movimento
partigiano. Il 17 e il 18 maggio 1945, a meno di un mese dalla
Liberazione, ha luogo la riesumazione e il riconoscimento delle vittime.
Le esequie solenni si svolgono nel Duomo di Milano con grande e
commossa partecipazione di cittadini. Sulla strage di Cibeno ancora
oggi, come per altre stragi che hanno insanguinato il Paese, si attende
chiarezza e giustizia.
Nessun commento:
Posta un commento