

(Casirate, 11 luglio 1791 – Milano, 25 dicembre 1833)
fu la prima moglie di Alessandro Manzoni, dal quale ebbe dieci figli.
fu la prima moglie di Alessandro Manzoni, dal quale ebbe dieci figli.
Enrichetta
nacque da Maria Mariton, una calvinista di origini francesi, e da
François-Louis Blondel, un agnostico industriale svizzero – oriundo di Cully –,emigrato in Italia nel 1771. La coppia oltre a Enrichetta ebbe altri sette figli. Blondel si stabilì prima a Bergamo e poi a Casirate, dove fondò un'industria tessile e avviò il commercio della seta. Dai primi anni dell'Ottocento si stabilì a Milano.
Malgrado le opinioni in materia di religione dei genitori,
Enrichetta venne battezzata con rito cattolico nella parrocchiale di
Casirate. A Milano fece scarsi studi - la sua conoscenza del francese,
la lingua di famiglia, è molto imperfetta - e vi conobbe
nell'ottobre 1807 Alessandro Manzoni, figlio di Giulia Beccaria . La madre di Manzoni, che viveva a Parigi da molti anni ed era stata raggiunta da Alessandro nel 1805,
era da tempo assillata dal pensiero di trovare una moglie al figlio,
riuscì nel proprio intento. Alessandro rimarrà subito colpito
dall'intelligenza e dalla sensibilità della sedicenne, «donna di soavità
incomparabile». I primi contatti con la famiglia Blondel furono
stabiliti attraverso la conoscenza di Charlotte Blondel, una parente
che viveva a Parigi. Il carteggio manzoniano dell'epoca sembra
confermare che quando Alessandro e la madre raggiunsero l'Italia,
nell'ottobre 1807, il progetto di matrimonio era già stato avviato, e
costituiva con ogni probabilità il motivo principale del viaggio: (Ho incontrato a Milano la giovane donna di cui vi ho parlato),
scriveva a sua madre. Nella medesima lettera Manzoni si lasciava
andare a un primo giudizio sulla promessa sposa, lodandone la
gentilezza, la dolcezza e il buon cuore. Aggiunse due considerazioni
singolari, sostenendo che la ragazza presentava due vantaggi ai suoi
occhi: non essere nobile ed essere protestante. I due giovani si
sposarono a Milano il 6 febbraio 1808 in Municipio
e, subito dopo, con rito calvinista, a casa dei Blondel. A Parigi, dove
si erano recati in giugno, il 23 dicembre nacque la prima figlia
Giulia Claudia: la bambina fu battezzata
secondo il rito cattolico per volontà del padre otto mesi più tardi.
Enrichetta e la sua famiglia, non appena rientrarono in Italia nel
giugno del 1810, condussero una vita incentrata sulla famiglia, fatta
di continue gravidanze e di molte malattie: particolarmente gravi
quelle avute nel 1821 dopo la nascita della figlia Clara e nel 1830, dopo la nascita dell'ultimogenita Matilde. A Milano visse con il marito, la suocera e i figli, nel palazzo Beccaria di via Brera
e infine, dal 1813, nell'abitazione di via Morone. Nonostante la
descrizione iniziale posta all'inizio del paragrafo, Enrichetta non fu
mai una donna spenta e ininfluente: fu, anzi, il centro e il motore
della famiglia, adorata da Alessandro ed anche dalla suocera, la pur
esigente Giulia Beccaria, che la considerava una vera figlia. Luigi Tosi,
il padre spirituale di Manzoni, la definì «angelo di ingenuità e di
semplicità». Le frequenti gravidanze (ben 12) minarono ogni anno di più
il fragile fisico di Enrichetta. Le già citate crisi del 1821 e del
1830 segnarono i picchi di una sofferenza continua che già nel 1826
la convinse a redigere il proprio testamento (poi ritoccato il 3
luglio 1832) qualche settimana prima del penultimo parto, quello da
cui nacque Filippo. La Blondel sopravvisse, ma, stremata, dovette
rinunciare a nutrire il bambino, e negli anni successivi andò
incontro anche a un grave peggioramento della vista. A poco giovarono
il soggiorno genovese del 1831, per beneficiare del clima marino, o le frequenti tappe nella pace del castello di Azeglio.
Neanche la tranquillità di Brusuglio, dove passava molti mesi
dell'anno, riuscì ad alleviare i problemi di salute. Gli anni tra il
1831 e il 1833 ci hanno lasciato il carteggio con la figlia Vittoria,
affidata al Monastero delle Grazie di Lodi.
Le parole di tenerezza per la bambina e di abbandono alla volontà di
Dio sono la nota dominante di queste lettere, che si interrompono il
24 giugno 1833, quando Enrichetta inviò l'ultima missiva da Gessate. Divenuta quasi cieca, sfiancata dalla tisi e dalle dieci gravidanze, la Blondel morì il giorno di Natale a soli 42 anni.
Per tre giorni la salma fu visitata e vegliata dalle persone care,
oltre che da una folla numerosa che si recò a rivolgerle l'ultimo
saluto, e le esequie ebbero luogo il 27 dicembre . Lo strazio di
Alessandro Manzoni fu tale che non gli riuscì mai di completare l'ode
che si era accinto a scrivere per la morte della moglie, intitolata Natale 1833,
ode che infatti ci è giunta solo in frammenti carichi di dolore e
angoscia. Dal matrimonio con Alessandro Manzoni Enrichetta ebbe, come
ricordato prima, 10 figli. Le gravidanze resero sempre più fragile la
già debole costituzione di Enrichetta e portarono, nell'ordine, alla
nascita di:
- Giulia Claudia(23 dicembre 1808-20 settembre 1834)
- Luigia Maria Vittoria (nata e morta il 5 settembre 1811)
- Pietro Luigi (21 luglio 1813 - 28 aprile 1873)
- Cristina (23 luglio 1815 - 27 maggio 1841)
- Sofia (12 novembre 1817 - 31 marzo 1845)
- Enrico (7 giugno 1819 - 28 ottobre 1881)
- Clara (12 agosto 1821 - 1º agosto 1823)
- Vittoria (17 settembre 1822 - 15 gennaio 1892)
- Filippo (18 marzo 1826 - 8 febbraio 1868)
- Matilde (30 maggio 1830 - 30 marzo 185
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