Il quattordicesimo, è Tenzin Gyatso, nato a Taktser, nell'Amdo, il 6 luglio 1935. Dal 1959, a causa dell'occupazione politica e militare del Tibet da parte della Cina (che revocò così lo statuto di autonomia di cui il Paese da secoli usufruiva), risiede a Dharamsala, nello Stato di Himachal Pradesh, nel nord dell'India: l'allora Primo ministro indiano Jawaharlal Nehru
si prodigò per garantire la sopravvivenza della civiltà tibetana e del
Buddhismo, messi in pericolo nello stesso Tibet a causa di una forte
campagna voluta dalle autorità cinesi per fare del Paese delle Nevi un
avamposto completamente cinese. Capo del Governo tibetano in esilio fino all'11 marzo 2011,
data in cui ha ufficialmente presentato le dimissioni in favore di un
successore eletto dal Parlamento esule, dopo aver peraltro promosso
una riforma atta a ridisegnare i propri poteri politici, Tenzin Gyatso
ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1989
per la resistenza non violenta contro la Cina. Ancora detentore della
propria autorità religiosa, oltre a insegnare il Buddhismo in tutto il
mondo, guadagnandosi stima e rispetto in buona parte dei Paesi esteri,
sostiene energicamente i rifugiati tibetani nella costruzione dei templi e nella salvaguardia della loro cultura. Malgrado
la figura del Dalai Lama sia secolare e rappresenti un caposaldo per
tutta la cultura tibetana, la Cina ha deciso di arrogarsi il diritto
di nominare in futuro le nuove reincarnazioni di questa importante carica religiosa, prerogativa che spetta invece ai soli lama tibetani. Il primo passo da parte dei cinesi è stato compiuto nel 1995 quando rapirono la supposta reincarnazione del decimo Panchen Lama,
seconda autorità lamaista del Tibet, sottoposta solo a quella del
Dalai Lama. Il Panchen Lama e il Dalai Lama sono legati da un antico
vincolo nella ricerca delle reciproche reincarnazioni. Il potenziale
undicesimo Panchen Lama fu identificato da Tenzin Gyatso nella persona di Gedhun Choekyi,
ma dal 1995 non si hanno più notizie di lui e della sua famiglia, che
ufficialmente sono posti sotto la «tutela protettiva» del governo di Pechino. Nel settembre 2007,
la Cina ha affermato che tutti gli alti monaci tibetani dovranno
essere nominati dal suo governo e che, in futuro, questi dovranno
eleggere il 15º Dalai Lama sotto la supervisione del loro Panchen Lama,
Jizun Losang Qamba Lhunzhub Qoigyijabu Baisangbu. In risposta a questo scenario, Tashi Wangdi,
il rappresentante del Dalai Lama in Europa, ha affermato che le
elezioni in quel caso sarebbero del tutto illegittime, aggiungendo:
| « Non si possono imporre imām o vescovi alle altre religioni. La decisione di nominare lama e monaci spetta ai tibetani. I cinesi possono usare la loro forza politica, ma le loro decisioni saranno comunque senza valore. Così è stato per l'usurpatore del Panchen Lama, così sarà per ogni carica non eletta dai tibetani. » |
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