sabato 2 aprile 2016

Buongiorno

 
Vi auguro un giorno di tanto successo 
perché meritate il meglio dall'alba al tramonto.

Buonanotte mio cielo! Fai che abbia una pausa felice


2 aprile San Pietro Calungsod




 
Ginatilan, Filippine, 1654 - Guam, Isole Marianne, 2 aprile 1672
Catechista filippino, martire
Fu uno dei giovani catechisti, che accompagnarono i missionari gesuiti spagnoli, che partendo dalle Isole Filippine, sbarcarono alle Isole Ladroni, successivamente chiamate Marianne, situate nell’Oceano Pacifico Occidentale, dipendenza della Spagna, fin dalla loro scoperta nel 1521 da parte di Fernando Magellano. Pedro Calungsod Bissaya, originario della regione di Visayas nelle Filippine, era nato nel 1654 a Ginatilan (o Naga di Cebu) e fin da ragazzo frequentò la missione dei Gesuiti, divenendo poi catechista. La vita nelle Isole Ladroni, come le chiamò Magellano, era veramente difficile, giungla troppo fitta, scogliere ripide, con frequenti e devastanti tifoni, approvvigionamenti per la missione non regolari; nonostante ciò la perseveranza dei missionari fu premiata con numerose conversioni. Però un guaritore cinese, invidioso del loro successo, prese a spargere la voce fra gli indigeni, che l’acqua del battesimo fosse avvelenata, per cui alcuni bambini erano morti; per la verità questi bambini erano stati battezzati già gravemente ammalati e poi erano deceduti; ma questo bastò e molti gli credettero, rinnegando la fede cristiana e presero a perseguitare i missionari appoggiati da alcuni indigeni superstiziosi e di non retta condotta. Il 2 aprile 1672 all’alba, il superiore della missione, il beato gesuita Diego Luis de San Vitores e il giovane catechista di 17 anni Pedro Calungsod, giunsero al villaggio di Tomhom nell’isola di Guam; lì seppero che era nata una bambina, figlia di Matapang, che un tempo era stato cristiano e amico dei missionari, ma che poi convinto dal guaritore cinese Choco, era diventato contrario. Matapang rifiutò di battezzare la figlia, i missionari sicuri di poterlo convincere, radunarono i bambini e gli adulti del villaggio per pregare e cantare insieme e per parlare delle verità cristiane, invitandolo ad unirsi a loro, ma l’uomo rifiutò, gridando ed imprecando contro Dio ed i loro insegnamenti. Sempre più in preda all’odio si recò al villaggio per avere un appoggio per ucciderli, rivolgendosi ad un certo Hirao, il quale memore della bontà dei missionari in un primo momento rifiutò; nel frattempo padre Diego con il consenso della madre battezzò la bambina, quando Matapang apprese la notizia, prese a scagliare furiosamente numerose frecce contro Pietro. Il giovane catechista molto agile, riuscì in un primo momento a schivarle, poteva scappare del tutto, ma per non lasciare solo padre Diego, non lo fece, ne si difese perché disarmato, come era regola per i catechisti; alla fine fu raggiunto da una freccia al petto cadendo stramazzato, padre Diego accorse e gli diede l’assoluzione. Sopraggiunse Hirao che lo finì con un colpo alla testa, stessa sorte toccò a padre Diego Luis de San Vitores, ucciso con una lancia; i due cadaveri spogliati dalle loro poche cose, vennero portati al largo su una barca e gettati nell’Oceano. Il 6 ottobre 1985 padre Diego venne beatificato da papa Giovanni Paolo II; il 27 gennaio 2000 è stato riconosciuto il martirio del giovane catechista filippino Pedro Calungsod, il quale è stato beatificato dallo stesso pontefice il 5 marzo 2000. Primi martiri e apostoli delle Isole Marianne.

Autore:
Antonio Borrelli

La creazione

Dio disse: « Mò che ho fatto Cielo e Tera,
domani attacco Luce e Firmamento,
mercoledì fò er mare, doppo invento
farfalle e fiori pe' la Primavera.
Pe' giovedì fò er Sole, verso sera
fò li Pianeti, er Fòco, l'Acqua, er Vento,
così se venerdì nun vado lento,
faccio sabbato ingrese e bònasera! »
Finì defatti er sabbato abbonora.
« Mò » disse « vojo vede chi protesta
dicenno che er "Signore" nun lavora...
Ho sfacchinato quarant'ore... basta!
Domani ch'è domenica fò festa...
e prima de fa' Adamo fò la Pasta! »

Hans Christian Andersen

 


 è stato uno scrittore e poeta danese, celebre soprattutto per le sue fiabe. Tra le sue opere più note vi sono La principessa sul pisello (1835), Mignolina (1835), La sirenetta (1837), La regina delle nevi (1844), Il soldatino di stagno, Il brutto anatroccolo e La piccola fiammiferaia (1845).
Nasce nei quartieri poveri a Odense, in Danimarca, nell'isola di Fionia, figlio di un calzolaio che fabbricava scarpe, Hans  e di Anne Marie Andersdatter, più anziana del marito di quasi quindici anni. L'intera famiglia, di cui fa parte anche una sorellastra, Karen Marie, avuta nel 1799 dalla madre, vive in una singola stanza in condizioni di estrema miseria, nella casa dove già abitava la nonna materna che accoglie i due genitori circa nove mesi dopo la nascita di Hans Christian perché possano coabitare. A ogni buon conto, cosa non insolita per l'epoca nelle classi povere urbane, la famiglia, oltre che indigente, è segnata da altri disagi sociali e relazionali interni: i genitori di Hans hanno una bisnonna in comune; la nonna materna, Anna Sørensdatter, ha avuto tre figli fuori dal matrimonio, tra cui la madre di Hans Christian; il nonno paterno, A. H. Traes, è conclamatamente disturbato psichicamente e lo scrittore temerà a lungo di aver ereditato tale tara, mentre la zia materna gestisce un bordello. Ciononostante, fin dalla prima infanzia, la realtà in cui è costretto a vivere deve apparire al futuro scrittore come un mondo di fiaba: non a caso intitolerà la sua seconda autobiografia La fiaba della mia vita. La vita a Odense, città di provincia, è ancora un vecchio mondo, quindi, paragonato a una società che cambia e anche rapidamente nella Copenaghen dell'epoca. Oltre a ciò, è fuor di dubbio che su tale impressione influisca anche il rapporto del tutto particolare con il padre e la madre. Il primo, che aveva ventidue anni al momento della nascita di Hans, è così povero da dover adattare a letto nuziale i resti di un catafalco acquistato a un'asta pubblica. Tuttavia è uomo generoso, stravagante, ama la musica, nutre aspirazioni e gusti superiori alla sua condizione e si ritiene nato per qualcosa di più alto che l'attività di ciabattino, passando le proprie giornate a leggere o a girovagare per i boschi anziché esercitare il mestiere. Anche grazie al padre, i primi anni di Hans Christian sono ricchi di frequentazioni letterarie e sollecitazioni fantastiche. Egli gli legge sovente brani di commedie e racconti tratti da Le mille e una notte. Di conseguenza, il bambino passa gran parte del tempo a mettere in scena spettacoli in un suo teatrino delle marionette. La madre, dal canto suo, asseconda questo tipo di rapporto e, pur essendo analfabeta, intrattiene spessissimo il figlio con racconti popolari e narrazioni di leggende tradizionali. Forse ancor più del padre, crede nelle possibilità del figlio, ritenendolo segnato dal destino: probabilmente, soprattutto in ragione della profezia di una vecchia strega del paese che le ha predetto: "Un giorno Odense si illuminerà a festa per ricevere tuo figlio". Andersen è a conoscenza di questa fausta predizione. In questi anni (1810-1811), Andersen frequenta scuole materne private, destinate soprattutto ai piccoli di famiglie ebree. In cerca di fortuna e con l'aspirazione a diventare tenente, il padre abbandona tuttavia la famiglia per arruolarsi nell'esercito e prendere parte alle campagne militari di Napoleone, di cui all'epoca i danesi sono alleati. Ne torna gravemente ammalato e nel 1816 muore. A soli undici anni Andersen rimane pertanto orfano, mentre la madre vedova (si risposerà in breve) comincia il mestiere di lavandaia, diventando ben presto alcolista. Hans cresce dunque lasciato pienamente a se stesso, imparando stentatamente a leggere e a scrivere durante le scarse e brevi esperienze scolastiche, soprattutto nelle scuole di carità della città natale. Spinto da un'indole schiva e pervaso di una sensibilità accesa e morbosa, raramente frequenta i propri coetanei, preferendo restare sdraiato in solitudine all'ombra dell'"unico cespuglio di uvaspina" nel cortile di casa o seguendo i ruscelli, aggirandosi per la campagna (vedi la fiaba de Il brutto anatroccolo), fantasticando in assoluta libertà. Spesso si ferma ad ascoltare le storie popolari, le fiabe, le leggende che le vecchie dell'Ospizio di Odense amano raccontarsi tra loro e a Hans, da cui quest'ultimo rimane colpito e incantato.
Una volta cresimato nel 1819, all'età di 14 anni, il ragazzo decide di lasciare Odense e di trasferirsi a Copenaghen in cerca di migliori opportunità di vita con la determinazione a diventare un "grand'uomo": in particolare, con la segreta ambizione di intraprendere la carriera di attore. L'attività letteraria di Andersen, piuttosto vasta tra il 1854 e il 1879, comprendono ben trentatré volumi comincia, di fatto, alla fine degli anni venti del XIX secolo e coincide sostanzialmente con il termine del periodo di studi. Gli esordi sono incerti; spesso segnate da una costante ricerca alla scoperta delle vere, personali attitudini, seguendo svariati generi. Solo nella primavera del 1833, riesce a ottenere una borsa si studio, per affrontare quel Grand Tour tanto desiderato, vero viaggio iniziatico, che lo porterà, dal mese di aprile e fino all'agosto del 1834 in Francia e in Italia. Già dal 1835 appare la prima pubblicazione di Fiabe, che costituiranno la sua produzione più importante, sebbene non subito riconosciuta come tale. Con cadenza quasi annuale, le pubblicazioni si succedono fino al 1872. Nel giugno del 1847, Andersen visita l'Inghilterra dove ottiene un'accoglienza trionfale. Questo viaggio segna una vera e propria svolta nello sviluppo letterario dello scrittore. Alcuni romanzi e fiabe erano già stati tradotti tra il 1845 e il 1847 in lingua inglese e numerose riviste letterarie britanniche avevano favorevolmente recensito tali opere. Conquistato il successo, Andersen continua a scrivere moltissimo, anche per il teatro, sebbene un numero notevole di opere usciranno dopo la sua morte. Inoltre, non recede dal viaggiare, producendo diversi resoconti. Nel 1870, scrive il suo ultimo romanzo Peer fortunato, ritornando a uno dei temi a lui cari ossia il giovane povero e geniale destinato al successo, ma piegando il finale a un momento eroico: il protagonista è stroncato da un infarto, mentre canta in un'opera da lui composta. Nonostante il prestigio e il successo delle sue opere, Andersen versa in condizioni di semi indigenza economica. Numerosi i sostegni in denaro che gli arrivano dalla Danimarca e dagli Stati Uniti e da altri Paesi europei. Pur commosso dalla solidarietà dei lettori, dichiarò: "Non posso accettare alcun dono che provenga da altri individui. Diversamente, anziché sentimenti di orgoglio e gratitudine, proverei umiliazione". Nella primavera del 1872, Andersen cade dal letto facendosi molto male. Non si riprende mai del tutto. A testimonianza del perdurare anche in vecchiaia di una sensibilità instabile e contraddittoria nello scrittore, in una lettera del 1873, indirizzata a Edward Collin, Andersen annoterà: "È meraviglioso avere degli amici a questo mondo, amici come quelli che ho io", alla fine dello stesso anno, in un altro scritto, si esprimerà così: "Non vedo progresso, non vedo futuro. Se la vecchiaia è questo, è terribile". Nel 1874 posa per una scultura che gli fu eretta. Per il suo settantesimo compleanno gli vengono tributati onori da tutto il mondo da parte dei suoi lettori. Andersen spira il 4 agosto 1875, in pace, in una casa chiamata Rolighed (letteralmente: quiete) nei dintorni di Copenaghen. Il suo corpo viene deposto nel cimitero retrostante la chiesa dell'Assitenza nell'area della capitale danese nota come Nørrebro.

2 aprile

02 APRILE 2016 - Sabato - GIORNATA MONDIALE DELLA CONSAPEVOLEZZA DELL'AUTISMO - GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO PER BAMBINI E PER RAGAZZI

LA PERLA DEL GIORNO: by Oriana
La vita è come un viaggio in treno, con le sue stazioni, i suoi cambi, i binari, i suoi incidenti. Nel nascere saliamo in treno e ci troviamo con i nostri genitori e crediamo che sempre viaggeranno al nostro fianco, ma in qualche stazione loro scenderanno lasciandoci viaggiare da soli.
Nello stesso modo nel nostro treno saliranno altre persone significative: i nostri fratelli, amici, figli e anche l'amore della nostra vita. Molti scenderanno e lasceranno un vuoto permanente, altri passeranno inosservati!
Questo viaggio sarà ricco di gioie, dispiaceri, fantasie, attese e saluti. La riuscita di questo viaggio consiste nell'avere una buona relazione con tutti passeggeri, nel dare il meglio di noi stessi.
Il grande mistero è che non sappiamo in quale stazione scenderemo, per questo dobbiamo vivere nel migliore dei modi, amare, perdonare, offrire il meglio di noi. Così quando arriverà il momento di scendere lasceremo dei bei ricordi agli altri passeggeri.

OGGI Sabato, 02 Aprile 2016

 È il 93º giorno del calendario gregoriano 
Mancano 273 giorni alla fine dell'anno.
 
LA CHIESA RICORDA
Santi e Beati
S. Francesco di Paola
S. Abbondio vesc. di Como, 
San Domenico Tuoc  Martire, Beata Elisabetta Vendramini,
Beato Guglielmo Vescovo,  San Vittore di Capua 

PROVERBIO
Chi presta fede alle apparenze esterne,
spesso prende lucciole per lanterne
 
AFORISMA
Come vedete, non importa nascere in un pollaio,
quando si ha poi la fortuna di diventare cigno.
[Hans Christian Andersen]
 
FRASE DEL GIORNO
Se non ricordi che l'Amore t'abbia mai
fatto commettere la più piccola follia,
allora non hai amato...
(William Shakespeare)
 
PENSIERO DEL MATTINO
Se non puoi, devi.
E se devi, puoi.
(Anthony Robbins)