martedì 5 gennaio 2016

Né Oro! Né Incenso! Né Mirra!

 
Nel   nostro  paese, che  è   la   Persia, mago vuol dire sapiente, cioè studioso. Anche   noi  avevamo   molto  studiato, specialmente sul libro chiamato Avesta. Le nostre  spalle si  erano incurvate su quel libro.Le nostre barbe erano diventate bianche nello studio. Il libro annunziava la venuta di un "saggio signore o, di un "vittorioso Liberatore" degli uomini. Prima di noi, generazioni e generazioni di sapienti avevano atteso questo miracoloso personaggio, ma sempre invano. Ormai  eravamo vecchi, e temevamo di dover  chiudere  gli  occhi  senza  aver visto il Liberatore.  Guardavamo il cielo, in  attesa  di  un  segno annunziante la sua venuta..........Ed ecco una stella di straordinario  splendore farci segno di seguirla.  Partimmo felici, montati sulle migliori cavalcature,  vestiti riccamente con le corone in testa e i doni in mano. Non  sarebbe  stato  conveniente  presentarsi a  quel gran personaggio senza regali. Uno di  noi prese una coppa d'oro   simbolo  di  potenza  regale, un altro  prese  un'anfora piena d'incenso simbolo   d'onore   sacerdotale,   l'altro ancora prese un calice di mirra simbolo di redenzione......La stella ci faceva da guida.Valicammo monti,attraversammo pianure, guadammo  fiumi e incontrammo città, senza che la stella accennasse a fermarsi. Giunti  a  Gerusalemme, il re Erode fu avvertito del nostro arrivo. Seppe che cercavamo il Re dei Giudei e chiese ai suoi sapienti:- Dove dicono i libri che  deve nascere il Redentore? Anche  gli  ebrei avevano un libro chiamato   Bibbia, dove  era  annunziata la venuta del Salvatore. Perciò i sapienti risposero al re Erode:- Betlem sarà la sua culla. - Andate a Betlem, - ci disse Erode - e al ritorno mi narrerete di lui. Riprendemmo  a  viaggiare, e la stella viaggiava con noi, finché non si fermò sopra una povera stalla. Trovammo il Bambino fasciato e deposto  nella  mangiatoia, fra  due animali. Quale  abbandono  e  quanta miseria! Il Re del  mondo giaceva su paglia trita,senza corte d'attorno e senza onori. A  quella  vista, la  nostra  sapienza si confuse.   Avevamo sperato di trovare un potente Re  in una reggia sfarzosa, in mezzo a ricchezze e a splendori.Vedendo tanta umiltà ci sentimmo umiliati. Mettemmo fuori i nostri doni: oro, incenso e mirra.Il Bambino ci guardò come per accettarli,ma  noi sentimmo che non bastava offrir quei soli doni.  Egli  non  s'appagava né d'oro né d'incenso né di mirra.Voleva   insieme  il  nostro  cuore,  e  lo voleva  ripieno  di  quella ricchezza che non  s'estingue  mai, e  che  si   chiama Amore.
A questo Amore, che si traduce in Carità,
la  nostra scienza di vecchi sapienti non aveva mai pensato. Ce lo insegnò un bambino,nato da poco, in una stalla,con un sorriso che ringiovanì il nostro vecchissimo cuore.

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