mercoledì 6 gennaio 2016

Pascoli Giovanni



Giovanni Agostino Placido Pascoli
(
San Mauro di Romagna, 31/12/1855Bologna06/04 1912)
è stato un
poeta italiano, una figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento
.
Pascoli, malgrado la sua formazione eminentemente positivistica, rappresenta, insieme a Gabriele D'Annunzio, il maggior poeta decadente italiano. Dal Fanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. Il  padre gli  morì assassinato  quando  egli   aveva  solo 12  anni; a questo lutto si  sommarono altre tragedie familiari (tra cui  la morte  della madre) che influenzarono profondamente la sua vita, la sua visione del mondo  e  la  sua  poetica. A Bologna dopo  la  laurea,  si  avvicinò  a  gruppi anarchici e socialisti ma, in seguito ad una  esperienza  di  carcere     che  lo segnò in maniera pesante, abbandonò la politica attiva. Decise  di dedicarsi all'insegnamento universitario non tralaciando mai, però, la sua unica passione:  la poesia, la sua roduzione poetica, vasta ed eclettica, consistette in un incessante sforzo di ricerca metrica e  formale  imperniata su  temi vari, quali: il gusto per le piccole cose, viste con gli  occhi  di un bambino; il torbido, il nascosto; l'ansioso  bisogno   di quiete, di un "nido" sereno di  affetti;  il simbolismo;  la  celebrazione,  propria  delle sue ultime  opere.  Straordinario  erudito,   capace,  nella  sua  costante  opera  di rinnovamento, di   frantumare   il  discorso  letterario  in  fugaci impressioni,  affascinato dai  temi della  classicità nei suoi momenti di decadenza (tanto da comporre i " Carmina "  in lingua   latina). Giovanni Pascoli si spense nel 1912

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