Firenze, 1515 - Roma, 26 maggio 1595
Patronato: Giovani
Etimologia: Filippo = che ama i cavalli, dal greco
Patronato: Giovani
Etimologia: Filippo = che ama i cavalli, dal greco
Filippo nasce e riceve il battesimo nel "bel san Giovanni" dei Fiorentini il giorno seguente, festa di S. Maria Maddalena. La
famiglia dei Neri, che aveva conosciuto in passato una certa
importanza, risentiva allora delle mutate condizioni politiche e viveva
in modesto stato economico. Il padre, ser Francesco, era notaio, ma
l'esercizio della sua professione era ristretto ad una piccola cerchia
di clienti; la madre, Lucrezia da Mosciano, proveniva da una modesta
famiglia del contado, e moriva poco dopo aver dato alla luce il quarto
figlio. La
famiglia si trovò affidata alle cure della nuova sposa di ser
Francesco, Alessandra di Michele Lenzi, che instaurò con tutti un
affettuoso rapporto, soprattutto con Filippo, il secondogenito, dotato
di un bellissimo carattere, pio e gentile che suscitava affetto ed
ammirazione tra tutti i conoscenti. Dal
padre, Filippo ricevette la prima istruzione, che lasciò in lui
soprattutto il gusto dei libri e della lettura. La formazione religiosa
del ragazzo ebbe nel convento dei Domenicani di San Marco un centro
forte e fecondo. Per fra Girolamo Savonarola Filippo nutrì devozione
lungo tutto l'arco della vita, pur nella evidente distanza dai metodi e
dalle scelte del focoso predicatore apocalittico. Intorno
ai diciotto anni, Filippo si recò da un parente, avviato commerciante
e senza prole, a San Germano, l'attuale Cassino. Ma l'esperienza della
mercatura durò pochissimo tempo: erano altre le aspirazioni del cuore.
Lo
troviamo infatti a Roma, a partire dal 1534. Vi si recò, senza un
progetto preciso. Roma, la città santa delle memorie cristiane, Filippo
vi giunse come pellegrino, e con l'animo del pellegrino penitente, del
"monaco della città", visse gli anni della sua giovinezza, austero e
lieto al tempo stesso, tutto dedito a coltivare lo spirito. La
casa del fiorentino Galeotto Caccia, capo della Dogana, gli offrì una
modesta ospitalità - una piccola camera ed un ridottissimo vitto -
ricambiata da Filippo con l'incarico di precettore dei figli del Caccia.
Lo studio lo attira - frequenta le lezioni di filosofia e di teologia
dagli Agostiniani ed alla Sapienza - ma ben maggiore è l'attrazione
della vita contemplativa, che egli attua è vive nella libertà del laico
che poteva scegliere, fuori dai recinti di un chiostro, i modi ed i
luoghi della sua preghiera: Filippo predilesse le chiese solitarie, i
luoghi sacri delle catacombe, memoria dei primi tempi della Chiesa
apostolica, il sagrato delle chiese durante le notti silenziose. Coltivò
per tutta la vita questo spirito di contemplazione, alimentato anche
da fenomeni straordinari, come quello della Pentecoste del 1544, quando
Filippo, nelle catacombe si san Sebastiano, durante una notte di
intensa preghiera, ricevette in forma sensibile il dono dello Spirito
Santo che gli dilatò il cuore infiammandolo di un fuoco che arderà nel
petto del santo fino al termine dei suoi giorni.
Questa intensissima vita contemplativa si sposava nel giovane Filippo nelle forme e libera nei metodi, attività di apostolato, nel servizio della carità presso gli Ospedali degli incurabili, nella partecipazione alla vita di alcune confraternite, tra le quali, in modo speciale, quella della Trinità dei Pellegrini, di cui Filippo, se non il fondatore, fu sicuramente il principale artefice insieme al suo confessore P. Persiano Rosa. Ed è sotto la direzione spirituale di P. Persiano che maturò lentamente la chiamata alla vita sacerdotale. Filippo se ne sentiva indegno, ma sapeva il valore dell'obbedienza fiduciosa ad un padre spirituale che gli dava tanti esempi di santità. A trentasei anni, il 23 maggio del 1551, dopo aver ricevuto gli ordini minori, Mons. Sebastiano Lunel, lo ordinava sacerdote. Messer Filippo Neri continuò da sacerdote l'intensa vita apostolica che già lo aveva caratterizzato da laico. Andò ad abitare nella Casa di san Girolamo, sede della Confraternita della Carità, che ospitava a pigione un certo numero di sacerdoti secolari, dotati di ottimo spirito evangelico, i quali attendevano alla annessa chiesa. Qui il suo principale ministero divenne l'esercizio del confessionale, ed è proprio con i suoi penitenti che Filippo iniziò, nella semplicità della sua piccola camera. Tra i discepoli del santo, maturarono la vocazione sacerdotale, innamorati del metodo e dell'azione pastorale di P. Filippo. Nacque così, senza un progetto preordinato, la "Congregazione dell'Oratorio", questi andarono ad abitare a San Giovanni dei Fiorentini, di cui P. Filippo aveva dovuto accettare la Rettoria per le pressioni dei suoi connazionali sostenuti dal Papa. E qui iniziò tra i discepoli di Filippo quella semplice vita famigliare, retta da poche regole essenziali, che fu la culla della futura Congregazione. Nel 1575 Papa Gregorio XIII affidò a Filippo ed ai suoi preti la piccola e fatiscente chiesa di S. Maria in Vallicella, a due passi da S. Girolamo e da S. Giovanni dei Fiorentini. Filippo, che continuò a vivere nell'amata cameretta di San Girolamo fino al 1583, e che si trasferì, solo per obbedienza al Papa, nella nuova residenza dei suoi preti, si diede con tutto l'impegno a ricostruire in dimensioni grandiose ed in bellezza la piccola chiesa della Vallicella. Qui trascorse gli ultimi dodici anni della sua vita, nell'esercizio del suo prediletto apostolato di sempre: l'incontro paterno e dolcissimo, ma al tempo stesso forte ed impegnativo, con ogni categoria di persone, nell'intento di condurre a Dio ogni anima non attraverso difficili sentieri, ma nella semplicità evangelica. Si spense nelle prime ore del 26 maggio 1595, all'età di ottant'anni, amato dai suoi e da tutta Roma di un amore carico di stima e di affezione.
Questa intensissima vita contemplativa si sposava nel giovane Filippo nelle forme e libera nei metodi, attività di apostolato, nel servizio della carità presso gli Ospedali degli incurabili, nella partecipazione alla vita di alcune confraternite, tra le quali, in modo speciale, quella della Trinità dei Pellegrini, di cui Filippo, se non il fondatore, fu sicuramente il principale artefice insieme al suo confessore P. Persiano Rosa. Ed è sotto la direzione spirituale di P. Persiano che maturò lentamente la chiamata alla vita sacerdotale. Filippo se ne sentiva indegno, ma sapeva il valore dell'obbedienza fiduciosa ad un padre spirituale che gli dava tanti esempi di santità. A trentasei anni, il 23 maggio del 1551, dopo aver ricevuto gli ordini minori, Mons. Sebastiano Lunel, lo ordinava sacerdote. Messer Filippo Neri continuò da sacerdote l'intensa vita apostolica che già lo aveva caratterizzato da laico. Andò ad abitare nella Casa di san Girolamo, sede della Confraternita della Carità, che ospitava a pigione un certo numero di sacerdoti secolari, dotati di ottimo spirito evangelico, i quali attendevano alla annessa chiesa. Qui il suo principale ministero divenne l'esercizio del confessionale, ed è proprio con i suoi penitenti che Filippo iniziò, nella semplicità della sua piccola camera. Tra i discepoli del santo, maturarono la vocazione sacerdotale, innamorati del metodo e dell'azione pastorale di P. Filippo. Nacque così, senza un progetto preordinato, la "Congregazione dell'Oratorio", questi andarono ad abitare a San Giovanni dei Fiorentini, di cui P. Filippo aveva dovuto accettare la Rettoria per le pressioni dei suoi connazionali sostenuti dal Papa. E qui iniziò tra i discepoli di Filippo quella semplice vita famigliare, retta da poche regole essenziali, che fu la culla della futura Congregazione. Nel 1575 Papa Gregorio XIII affidò a Filippo ed ai suoi preti la piccola e fatiscente chiesa di S. Maria in Vallicella, a due passi da S. Girolamo e da S. Giovanni dei Fiorentini. Filippo, che continuò a vivere nell'amata cameretta di San Girolamo fino al 1583, e che si trasferì, solo per obbedienza al Papa, nella nuova residenza dei suoi preti, si diede con tutto l'impegno a ricostruire in dimensioni grandiose ed in bellezza la piccola chiesa della Vallicella. Qui trascorse gli ultimi dodici anni della sua vita, nell'esercizio del suo prediletto apostolato di sempre: l'incontro paterno e dolcissimo, ma al tempo stesso forte ed impegnativo, con ogni categoria di persone, nell'intento di condurre a Dio ogni anima non attraverso difficili sentieri, ma nella semplicità evangelica. Si spense nelle prime ore del 26 maggio 1595, all'età di ottant'anni, amato dai suoi e da tutta Roma di un amore carico di stima e di affezione.
Autore: Mons. Edoardo Aldo Cerrato CO
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