giovedì 25 febbraio 2016

Beata Maria Ludovica (Antonina) De Angelis 25 febbraio

 


Missionaria 
Antonina De Angelis, questo il suo nome da laica, nacque il 24 ottobre 1880 a San Gregorio in provincia de L’Aquila; primogenita degli otto figli di Ludovico De Angelis e Santa Colaianni, umili e religiosi contadini, i quali seppero infondere nei numerosi figli, i principi del cristianesimo. Come primogenita Antonina fin da bambina aiutò la madre nell’accudire i suoi fratelli, divenendone così balia, maestra e modello, in pratica una seconda madre. Per questi impegni non riuscì a frequentare con assiduità la scuola, ciò nonostante imparò a leggere e scrivere recandosi a casa di una maestra; sia in famiglia sia in chiesa, imparò il catechismo che non smise mai d’insegnare; altro amore che portò sempre con sé, fu la dedizione ai lavori nei campi; già adolescente aiutava il padre nei lavori agricoli e nella vendita dei prodotti. Nel contempo cresceva robusta e carina e pretendenti al matrimonio non mancarono, anche se Antonina li rifiutò sistematicamente; nel suo animo c’era un’inquietudine, perché avvertiva il desiderio di farsi religiosa, la madre si opponeva perché suo desiderio era di vederla sposata e avere tanti nipoti. Antonina parlò di ciò con il parroco che la guidò e l’aiutò in tutto, tanto da farle conoscere le Suore della Misericordia, e le fornì anche la dote. Il 14 novembre del 1904 entrò come postulante nel noviziato delle Suore della Misericordia, fondate da s. Maria Giuseppa Rossello (1811-1880), nella Casa madre di Savona; nell’anno successivo, con il nome di Maria Ludovica fece la sua prima professione il 3 maggio 1905, ricevendo il mandato missionario. Il 14 novembre 1907 s’imbarcò a Genova per l’Argentina insieme a tanti emigranti, raggiunse Buenos Aires e si soffermò con le consorelle già in missione in quella città fin dopo il Natale, poi si trasferì a La Plata nel piccolo Ospedale de Ninos che consisteva a quel tempo in due sale in legno circondate da una recinzione di filo spinato. Venne assegnata in cucina e nella dispensa, ovviamente per la sua scarsa istruzione non poteva essere né infermiera né maestra; ma s’impegnò a gestire il suo compito in modo così perfetto che fu proposta come amministratrice, carica che mantenne fino ai suoi ultimi giorni. E l’amministrazione dell’Ospedale sarà il campo della sua santificazione, non un chiostro silenzioso, ma il contatto giornaliero con fornitori, nel controllo delle merci, nel disporre il cibo per i bambini ammalati, nel controllare le pulizie, nell’evitare sprechi, nell’incoraggiare il personale dell’Ospedale a svolgere i loro compiti con responsabilità e sollecitudine. In definitiva mettere in pratica, lei quasi analfabeta, le tre caratteristiche principali di ogni buon amministratore: Vedere, prevedere, provvedere. Madre Ludovica lottò per ampliare l’Ospedale, dotandolo di attrezzature moderne e di personale qualificato, stimolando il contributo di tanti benefattori. L’Ospedale per Bambini di La Plata su disposizione del Ministro della Sanità argentino è oggi intitolato “Superiora suor Maria Ludovica”. Fondò inoltre il sanatorio di Punta Magotes a Mar del Plata per assistere i bambini affetti da tubercolosi e dalle malattie respiratorie; desiderando che ai bambini non mancasse nulla, con l’aiuto della Provvidenza acquistò alcuni ettari di terreno a City Bell, costruendo una fattoria e istituendo un centro di produzione di prodotti freschi per i bambini, frutta, verdure, latte, farinacei; compreso un centro di spiritualità con chiesa e parrocchia, catechesi, missioni popolari. Si occupò dei bambini orfani e abbandonati, allevandoli e educandoli, trasformando l’ospedale in un focolare e in una scuola. Come molti santi, suor Ludovica sperimentò ‘la croce’ di Gesù nel corpo e nello spirito, afflitta da malattie, angosciata da incomprensioni e calunnie, fece fronte a ciò con il silenzio, il perdono e la preghiera. Soffrì per molti anni dei postumi di una malattia renale acuta, che nel 1935 le causò l’asportazione di un rene, ipertensione alta e edemi polmonari; l’insonnia l’accompagnò per buona parte della sua vita, occupava quelle ore notturne con la preghiera e con il cucire abiti liturgici per le varie cappelle, oppure girando per le sale di degenza a controllare i piccoli pazienti. All’inizio del 1962 si manifestò un tumore all’addome; accettò con profonda pace la volontà di Dio, dicendo spesso: “Dio lo vuole! Lui sa quello che fa! Sia fatta la Sua volontà!”. Il 25 febbraio 1962 morì a La Plata nell’Ospedale dei Bambini, circondata dall’affetto e dalla riconoscenza della popolazione. Il suo motto più incisivo fu: “Fare del bene a tutti, non importa a chi”; aveva guidato con energia e amore l’Ospedale per 54 anni. Papa Giovanni Paolo II l’ha beatificata il 3 ottobre 2004 in Piazza S. Pietro a Roma.

Autore:
Antonio Borrelli

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