giovedì 30 giugno 2016

OGGI Venerdì, 01 Luglio 2016

Siamo giunti a metà dell'anno 2016.
È il 183º giorno del calendario gregoriano 
Mancano 183 giorni alla fine dell'anno.
 
LA CHIESA RICORDA
Santi e Beati
S. Ester
S. Aronne, fratello di Mosè,
Beati Giorgio Beesley e Montford Scott,
San Martino di Vienne, Beato Tommaso Maxfield,
 
PROVERBIO
Non basta cominciare,
bisogna anche finire
 
AFORISMA
La vita in comune, fra la gente che si ama reciprocamente,
corrisponde all'ideale di felicità.
[George Sand]

FRASE DEL GIORNO
Oggi si conosce il prezzo di tutto
e il valore di niente
(Oscar Wilde)
 
PENSIERO DEL MATTINO
Capisci di essere diventato grande quando,
invece che guardare dalla finestra,
la prima cosa che fai al mattino è fissarti allo specchio.
 
MASSIMA DEL GIORNO DIVERTENTE
Se ci sono idioti in questa aula, si alzino per favore,
disse il maestro sarcastico.
Dopo un lungo silenzio, una matricola si alzò in piedi.
"Allora perché ti consideri un idiota?!" chiese
l'insegnante sarcastico.
"Be in realtà non mi ci considero," rispose
lo studente, "ma odio vederla in piedi là tutto da solo."

1 ° Luglio

Buongiorno

 
Ogni mattina abbiamo bisogno di un buongiorno detto da persone sincere che fanno parte della nostra vita e dagli amici. questo sì che è un bel buongiorno.

Buonanotte

Zeno Colò un grande dello sci Italiano


Fu uno degli sciatori italiani più forti di tutti i tempi,
primatista mondiale del chilometro lanciato
e campione mondiale e olimpico negli anni 1950.
A causa della Seconda guerra mondiale Colò visse una breve carriera agonistica internazionale: dopo aver iniziato a gareggiare a quattordici anni ed essere entrato nella nazionale a quindici, fu coinvolto nel conflitto mondiale, subendo anche la prigionia; riprese a gareggiare nel 1947, a 27 anni. Quell'anno sul Piccolo Cervino a Breuil-Cervinia stabilì il nuovo record del mondo sul chilometro lanciato con circa 160 km orari, battendo il precedente primato di 136 km/h di Leo Gasperl. Il record di Colò sarebbe stato duraturo, rimanendo imbattuto per diciassette anni. Con la sua "posizione a uovo alto" fu il precursore della posizione a uovo, ma, a differenza dei suoi successori, Colò usava sci di legno e non indossava il casco. L'anno dopo partecipò alle Olimpiadi di Sankt Moritz 1948, classificandosi 14° nello slalom speciale e senza piazzamento in discesa libera a causa una caduta, vinse la discesa del Lauberhorn; nel 1949 vinse la discesa e la combinata dell'Arlberg-Kandahar e lo slalom del Lauberhorn, risultato quest'ultimo bissato nel 1950. Sempre nel 1950 fu il protagonista dei Mondiali di Aspen, negli Stati Uniti: fu primo nella discesa libera e nello slalom gigante, e sfiorò l'en-plein nello slalom speciale, finendo secondo a tre decimi dallo svizzero Georges Schneider. Entrambe le sue vittorie possono essere considerate storiche: Colò fu il primo, e finora unico, italiano a vincere la discesa libera ai Mondiali, e anche il primo campione mondiale della storia nello slalom gigante, disciplina che venne introdotta proprio in quell'edizione. Dopo i Mondiali Colò, ormai soprannominato "Star of Aspen" ("stella di Aspen"), prolungò la sua trasferta in Nord America vincendo i Campionati nordamericani. Due anni dopo partecipò per la seconda volta ai Giochi olimpici. A Oslo 1952 non riuscì a difendere il titolo mondiale nello slalom gigante, dove fu quarto. Il giorno dopo si confermò invece nella discesa libera: il 16 febbraio fu il più veloce degli ottantuno concorrenti sui 2600 m della pista di Norefjell. La stampa italiana lo ribattezzò "Il Falco di Oslo". Fu la prima medaglia d'oro per l'Italia nello sci alpino ai Giochi olimpici invernali, tuttora l'unica di uno sciatore italiano nella discesa libera. Qualche giorno dopo concluse le sue prove olimpiche con lo slalom speciale, dove fu quarto. Dopo le Olimpiadi di Oslo Zeno Colò legò il suo nome a un modello di scarponi da sci e a una giacca da sci. In base ai regolamenti dell'epoca venne quindi ritenuto professionista: nel 1954 fu squalificato dalla Federazione Italiana Sport Invernali (FISI) e non poté partecipare alle gare successive. La squalifica suscitò proteste da parte dello sciatore dell'Abetone, che tentò invano di essere riabilitato. Fu la fine della sua carriera agonistica internazionale: ai Mondiali del 1954 a Åre fu presente solo come apripista nella discesa libera, fu comunque cronometrata la sua prestazione risultando la seconda assoluta, e alle Olimpiadi di Cortina d'Ampezzo 1956 come semplice tedoforo. Ai Campionati italiani conquistò ventotto medaglie: nove in discesa libera, quattro in slalom gigante, dieci in slalom speciale e cinque in combinata. Lasciate le gare, diventò maestro di sci presso l'Abetone. Si impegnò per la promozione e lo sviluppo della stazione sciistica pistoiese. Fu tra i promotori della Società Funivie Abetone e della costruzione della prima ovovia. Nel 1973 disegnò tre piste da sci che scendono da Monte Gomito, che da lui prendono il nome di Zeno 1 , Zeno 2 e Zeno 3. Nel 1989 la FISI revocò la squalifica inflittagli nel 1954. Nel 1991 ricevette il premio "Una vita per lo sci" dello Sci Club Abetone e una medaglia d'oro FISI. Morì nel 1993, ormai gravemente malato a causa di un tumore ai polmoni.

Giugno



Oh,sole fiammeggiante!
Oh,vesperi sereni!
Oh,tra le nubi infrante
luce d'arcobaleni!
Splendore delle falci:al piano
calano i mietitori
chè già maturo il grano
sotto i possenti ardori.
Falciare alacremente!
E premio alle fatiche
saranno, o buona gente,
le macinate spiche.

Guido Mazzoni

30 giugno i Primi Martiri Cristiani


Santi Primi martiri della santa Chiesa di Roma
sec. I, dall'anno 64
Emblema: Palma
L'odierna celebrazione introdotta dal nuovo calendario romano universale si riferisce ai protomartiri della Chiesa di Roma, vittime della persecuzione di Nerone in seguito all'incendio di Roma, avvenuto il 19 luglio del 64. Perché Nerone perseguitò i cristiani? Ce lo dice Cornelio Tacito nel XV libro degli Annales: "Siccome circolavano voci che l'incendio di Roma fosse stato doloso, Nerone presentò come colpevoli, punendoli con pene ricercatissime, coloro che, odiati per le loro abominazioni, erano chiamati dal volgo cristiani". Ai tempi di Nerone, a Roma, accanto alla comunità ebraica, viveva quella esigua e pacifica dei cristiani. Su questi, poco conosciuti, circolavano voci calunniose. Nerone scaricò su di loro, condannandoli ad efferati supplizi, le accuse a lui rivolte. Del resto le idee professate dai cristiani erano di aperta sfida agli dei pagani gelosi e vendicativi... "I pagani - ricorderà più tardi Tertulliano - attribuiscono ai cristiani ogni pubblica calamità, ogni flagello. Se le acque del Tevere escono dagli argini e invadono la città, se al contrario il Nilo non rigonfia e non inonda i campi, se vi è siccità, carestia, peste, terremoto, è tutta colpa dei cristiani, che disprezzano gli dei, e da tutte le parti si grida: i cristiani ai leoni!". Nerone ebbe la responsabilità di aver dato il via all'assurda ostilità del popolo romano, peraltro molto tollerante in materia religiosa, nei confronti dei cristiani: la ferocia con la quale colpì i presunti incendiari non trova neppure la giustificazione del supremo interesse dell'impero. Episodi orrendi come quello delle fiaccole umane, cosparse di pece e fatte ardere nei giardini del colle Oppio, o come quello di donne e bambini vestiti con pelle di animali e lasciati in balia delle bestie feroci nel circo, furono tali da destare un senso di pietà e di orrore nello stesso popolo romano. "Allora - scrive ancora Tacito - si manifestò un sentimento di pietà, pur trattandosi di gente meritevole dei più esemplari castighi, perché si vedeva che erano eliminati non per il bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di un individuo", Nerone. La persecuzione non si arrestò a quella fatale estate del 64, ma si prolungò fino al 67. Tra i martiri più illustri vi furono il principe degli apostoli, crocifisso nel circo neroniano, dove sorge la basilica di S. Pietro, e l'apostolo dei gentili, S. Paolo, decapitato alle Acque Salvie e sepolto lungo la via Ostiense. Dopo la festività congiunta dei due apostoli, il nuovo calendario vuole appunto celebrare la memoria dei numerosi martiri che non poterono avere un posto peculiare nella liturgia.
Autore: Piero Bargellini

Da non DIMENTICARE



 

30 Giugno 1963 La strage di Ciaculli
è stata un attentato mafioso, in cui hanno perso la vita sette uomini delle forze dell'ordine. La strage di Ciaciulli-Villa Serena fu una delle più sanguinose stragi ad opera della mafia durante gli anni sessanta che concluse la prima guerra di mafia della Sicilia del dopoguerra. Ebbe luogo in contrada Ciaculli a Palermo il 30 giugno 1963: un'Alfa Romeo Giulietta imbottita di esplosivi uccise il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il maresciallo dell'esercito Pasquale Nuccio, il soldato Giorgio Ciacci, Sospettando che si trattasse di un'autobomba venne chiamata una squadra di artificieri. Questi ispezionarono l'auto e tagliarono la miccia di una bombola trovata all'interno e quindi dichiararono il cessato allarme. Viceversa l'apertura del bagagliaio da parte del tenente Mario Malausa, comandante della tenenza di Roccella, causò l'esplosione della grande quantità di tritolo ivi contenuta. Le investigazioni ipotizzarono un mancato attentato preparato dalla cosca La Barbera contro il rivale boss di Ciaculli Salvatore Greco, tuttavia nessuno venne mai rinviato a giudizio. Altre indagini ed ipotesi giornalistiche conclusero che l'obiettivo della strage dovesse essere il tenente Malausa a causa di un rapporto che aveva consegnato alla magistratura riguardante gli intrecci fra politica locale e mafia.

30 giugno 1936 - Viene pubblicato il libro di Margaret Mitchell


“Via col vento” "Gone with the wind"
Margaret Munnerlyn Mitchell
(Atlanta, 8 novembre 1900 – Atlanta, 16 agosto 1949)
fu una scrittrice e giornalista statunitense
Nata in una famiglia di antiche rigini.Questa signora passerà alla storia per aver scritto uno dei più clamorosi best-seller di sempre: "Via col vento". Scritto durante una convalescenza, e vincerà il premio Pulitzer nel 1937. Dopo dolori e vicissitudini che tutti passiamo nella vita, per la brava Margaret il tempo di godersi il successo non è moltissimo. Dieci anni dopo viene investita da un taxi e muore il 16 agosto 1949 dopo un'agonia di dieci giorni.
Nella foto la locandina originale del film

 



☆¸.·´¯) TANTI AUGURI a Tony Dallara (¯`·.☆


pseudonimo di Antonio Lardera,
è un cantante e personaggio televisivo italiano.
È il più anziano cantante vivente ad aver vinto il Festival di Sanremo.
Campobasso 30 giugno 1936

mercoledì 29 giugno 2016

Ciao Giogno


Giorni e giorni son passati,
con te che ci hai accompagnati,
non sei stato molto clemente,
hai deluso tanta gente.
*
Non hai colpa del maltempo
i mesi non sono più uguali.
Il biondo grano è giunto in tempo,
e i contadini sono speciali.
*
Ci sono mesi belli e mesi brutti,
noi ti aspettavamo innanzi a tutti!
Luglio ti sostituirà... vediamo un pò
forse sarà più buono..Perchè nò!!
Lucia

OGGI Giovedì, 30 Giugno 2016

È il 182º giorno del calendario gregoriano 
Mancano 184 giorni alla fine dell'anno.

 LA CHIESA RICORDA
Santi e Beati
Protomartiri romani
Sant' Adolfo di Osnabruck, Beato Basilio (Vasyl)
Velyckovskyj, Beato Filippo Powell,  
Beato Gennaro Maria Sarnelli 
 
PROVERBIO
Moda priva di cervello,
per il nuovo butta il bello
 
AFORISMA
Tara... A casa... A casa mia!
E troverò un modo per riconquistarlo.
Dopotutto, domani è un altro giorno!
[Vivien Leigh in "Via col vento", 1939]

FRASE DEL GIORNO
Forse la vita è come un fiume che va al mare.
Non è andata dove intendeva andare,
ma è finita dove aveva bisogno di essere
(Fabrizio Caramagna)
 
PENSIERO DEL MATTINO
La parte più felice della vita di un uomo
è quella che egli trascorre
giacendo sveglio a letto la mattina.
(Samuel Johnson)

Buongiorno. Amici

 
Teniamo sempre un sogno nel cuore avremo sempre il sole che ci brilla dentro l'anima e il desiderio di realizzarlo.

X voi

Omaggio ad Oriana Fallaci

Partecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Durante gli ultimi anni di vita fecero discutere le sue dure prese di posizione contro l'Islam, in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001 a New York, città dove viveva. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto venti milioni di copie in tutto il mondo. Oriana  era la prima di quattro sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici, ed Elisabetta, figlia adottata dalla famiglia Fallaci. Il padre Edoardo fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia, giovanissima, nella resistenza con compiti di vedetta. La giovane Oriana si unì così al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà, vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a villa Triste dai fascisti, e in seguito rilasciato, mentre la Fallaci fu impegnata come staffetta per trasportare munizioni da una parte all'altra dell'Arno attraversando il fiume nel punto di secca dal momento che i ponti erano stati distrutti dai tedeschi. Per il suo attivismo durante la guerra ricevette a 14 anni, nel 1943, un riconoscimento d'onore dell'Esercito Italiano. Dopo aver frequentato il liceo classico Galileo, la Fallaci si iscrisse alla facoltà di medicina che lasciò ben presto per dedicarsi al giornalismo. Esordì al Mattino dell'Italia centrale, quotidiano di ispirazione cristiana, dove si occupò di svariati argomenti.Successivamente la Fallaci si trasferì a Milano per lavorare al settimanale EpocaNel 1951 venne invece pubblicato il suo primo articolo per L'Europeo, per il quale si occupava di modernità, mondanità, ma anche di cronaca nera. Nel luglio 1956 Oriana Fallaci giunse per la prima volta a New York per scrivere di divi e mondanità. Da quest'esperienza venne tratto il suo primo libro, I sette peccati di Hollywood, dove racconta i retroscena della vita mondana di Hollywood. Di ritorno da Hollywood, la Fallaci incontrò Alfredo Pieroni, corrispondente da Londra per La Settimana Incom illustrata. Tra i due ebbe inizio una relazione e nella primavera del 1958 la Fallaci scoprì di aspettare un figlio dall'uomo. Nel maggio 1958, a Parigi, la Fallaci ebbe un aborto spontaneo e lei stessa rischiò la vita. Nel 1961 realizzò un reportage sulla condizione della donna in Oriente che poi diventa il primo vero successo editoriale della Fallaci scrittrice, Il sesso inutile. Nel 1962 esce Penelope alla guerra, la prima opera narrativa in cui racconta la storia di Giò, una ragazza italiana che si reca a New York per il suo lavoro di soggettista, dove incontrerà persone del suo passato. Alla vigilia dello sbarco americano sulla Luna la Fallaci partì per gli Stati Uniti d'America per andare ad intervistare astronauti e tecnici della NASA. Nel 1965 pubblicò il libro Se il sole muore, diario di quest'esperienza che la scrittrice dedica a suo padre. Nel 1967 si recò in qualità di corrispondente di guerra per L'Europeo in Vietnam. Ritornerà nel paese dell'Indocina dodici volte in sette anni raccontando la guerra criticando sia Vietcong e comunisti, sia statunitensi e sudvietnamiti, documentando menzogne e atrocità, ma anche eroismi e umanità di un conflitto che la Fallaci definì una sanguinosa follia. Le esperienze di un anno di guerra vissute in prima persona vennero raccolte nel libro Niente e così sia pubblicato nel 1969. A metà del 1968 la giornalista lasciò provvisoriamente il fronte per tornare negli Stati Uniti a seguito della morte di Martin Luther King e di Bob Kennedy e delle rivolte studentesche di quegli anni. In un passaggio di Niente e così sia irride «i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e poi vivono in case con l'aria condizionata, che a scuola ci vanno col fuoristrada di papà e che al night club vanno con la camicia di seta». Il 2 ottobre 1968, alla vigilia dei Giochi olimpici, durante una manifestazione di protesta degli studenti universitari messicani contro l'occupazione militare del campus dell'UNAM, oggi ricordata come il massacro di Tlatelolco, la Fallaci rimase ferita in Piazza delle tre culture a Città del Messico da una raffica di mitra. Morirono centinaia di giovani (il numero preciso è sconosciuto) e anche la giornalista fu creduta morta e portata in obitorio: solo in quel momento un prete si accorse che era ancora viva. La Fallaci definì la strage «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra». Il 21 agosto 1973 la giornalista fiorentina conobbe Alexandros Panagulis, un leader dell'opposizione greca al regime dei Colonnelli, che era stato perseguitato, torturato e incarcerato a lungo. Si incontrarono il giorno in cui egli uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso incidente stradale il 1º maggio 1976. Secondo quanto scrisse, rimase incinta del patriota greco, ma dopo un litigio con lo stesso Panagulis la Fallaci ebbe un aborto spontaneo. Dalla vicenda della maternità mancata trasse il libro Lettera a un bambino mai nato, il primo libro che non nacque da un'inchiesta giornalistica.Fu un grande successo editoriale: vendette 4 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo. La storia di Panagulis verrà invece raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un uomo, pubblicato nel 1979, oltre che in una lunga intervista, poi raccolta in Intervista con la Storia. La Fallaci ha sempre considerato l'incidente di Panagulis un vero e proprio omicidio politico, ordinato da politici che avevano fatto carriera con la giunta militare. La morte dell'amato compagno segnò indelebilmente la vita della scrittrice. All'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica, le analisi dei fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Consegnandole la laurea honoris causa in letteratura nel 1977, il rettore del Columbia College di Chicago, Mirron "Mike" Alexandroff, la definì uno degli autori più letti ed amati del mondo. Ha scritto e collaborato per numerosi giornali e periodici. Nel 1990 uscì il romanzo Insciallah in cui la scrittrice coniuga la ribalta internazionale con il racconto. Il libro è ambientato tra le truppe italiane inviate dall'ONU nel 1983 a Beirut. La Fallaci ottenne dall'allora ministro della Difesa Spadolini di essere accreditata presso il contingente italiano. Il libro si apre con il racconto del primo duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le caserme americane e francesi che causò 299 morti tra i soldati. È l'ultima volta della Fallaci come inviato di guerra. Dopo l'uscita di Insciallah la scrittrice si isolò andando a vivere a New York. Qui iniziò a scrivere un romanzo la cui lavorazione, durata per tutti gli anni novanta, venne interrotta dai fatti dell'11 settembre 2001. In questo periodo scoprì di avere un cancro ai polmoni che lei più tardi definirà «L'Alieno». Oriana Fallaci era una assidua fumatrice, ma attribuì la maggior responsabilità del cancro all'aver respirato, in Kuwait, dove si trovava per seguire la guerra del golfo nel 1991, il fumo dei pozzi di petrolio fatti incendiare da Saddam Hussein. La Fallaci è deceduta a Firenze a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute dovuto al cancro ai polmoni. Era suo preciso desiderio morire nella città in cui era nata: «Voglio morire nella torre dei Mannelli guardando l'Arno dal Ponte Vecchio. Era il quartier generale dei partigiani che comandava mio padre, il gruppo di Giustizia e Libertà. Azionisti, liberali e socialisti. Ci andavo da bambina, con il nome di battaglia di Emilia. Portavo le bombe a mano ai grandi. Le nascondevo nei cesti di insalata». .Non fu possibile però, data l'inadeguatezza del luogo ad ospitare una persona in precario stato di salute, far alloggiare la Fallaci nella torre del Mannelli. La scrittrice è stata ricoverata nella clinica Santa Chiara, dove poi morì. Oriana Fallaci è sepolta nel cimitero degli Allori, di rito evangelico, ma che ospita anche tombe di atei, musulmani e ebrei, a Firenze nel quartiere del Galluzzo, nella tomba di famiglia accanto ad un cippo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Per sua espressa volontà, larga parte del suo grande patrimonio librario è stato donato, insieme ad altri cimeli come lo zaino usato dalla scrittrice in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense di Roma,

OMAGGIO al GRANDE Vittorio Gassman


è stato un attore, regista, sceneggiatore, scrittore e doppiatore italiano, attivo in campo teatrale, cinematografico e televisivo.
Genova: 1 settembre 1922,
Roma 29 giugno 2000,

Un delitto dimenticato


Antonino Burrafato
(Nicosia, 13 giugno 1933 – Termini Imerese, 29 giugno 1982)
è stato un poliziotto italiano, vicebrigadiere in servizio presso la Casa Circondariale dei Cavallacci di Termini Imerese.
Fu assassinato da mano mafiosa il 29 giugno 1982.
Lavorava presso l'ufficio matricola del penitenziario dove nel 1982 il boss Leoluca Bagarella, in transito presso i Cavallacci, stava tornando a Palermo a causa della morte del padre, nel frattempo gli doveva essere notificata una ordinanza di custodia cautelare in carcere e quindi non sarebbe potuto andare a trovare il padre. L'arduo compito toccò al brigadiere Burrafato, uomo che osservava alla lettera il regolamento e che quindi impedì al Bagarella di recarsi al funerale del padre. Dopo un acceso alterco il boss giurò di vendicarsi, cosa che poi avvenne qualche tempo dopo. Il 29 giugno 1982 era la giornata della partita Italia - Argentina ai mondiali di calcio, il vicebrigadiere si stava apprestando ad andare al lavoro. Giunto a piazza Sant'Antonio alle ore 15.30 a poche decine di metri dal carcere, un commando di quattro uomini lo uccise usando esclusivamente armi corte. Il Vicebrigadiere morì pochi attimi dopo all'ospedale Cimino di Termini Imerese. La notizia del "barbaro assassinio", appellativo in voga al tempo per i delitti di mafia, fu strozzata in gola ai termitani dalla concomitante vittoria dell'Italia contro l'Argentina. Fino al 1996 le indagini non portarono a niente, fino a quando il pentito Salvatore Cucuzza confessò di aver partecipato, fra gli altri delitti, all'assassinio del vicebrigadiere, per ordine di Leoluca Bagarella, cognato di Salvatore Riina. Il gruppo di fuoco, uno dei più feroci dell'epoca, era composto da Pino Greco detto "Scarpuzzedda", Giuseppe Lucchese, Antonio Marchese e dallo stesso Cucuzza.
Salvatore Cucuzza è stato condannato a 13 anni con sentenza definitiva, la sua posizione è stata stralciata dal processo.
Leoluca Bagarella e Antonio Marchese sono stati condannati all'ergastolo con sentenza definitiva.
Il 26 giugno 2006 gli è stata conferita dal Ministero della Giustizia la Medaglia d'oro al merito civile alla memoria.
Riconosciuto Vittima del Dovere ai sensi della Legge dal Ministero della Giustizia.
Il figlio Salvatore e il giornalista Vincenzo Bonadonna hanno scritto un libro dal titolo "Burrafato, un delitto dimenticato"

29 giugno San Pietro e Paolo Apostoli



 



La  festa, o  più  esattamente la solennità,dei  Santi  Pietro  e Paolo  è una delle più antiche  e  più  solenni  dell'anno liturgico. Essa   venne  inserita  nel  santorale  ben prima  della festa del Natale e  vi  era già nel secolo  IV la costumanza di celebrare in  questo  giorno  tre S. Messe: la prima nella basilica di S. Pietro  in  Vaticano, la seconda  a S. Paolo   fuori le  Mura  e la terza nelle  catacombe di  S. Sebastiano, dove le reliquie dei due apostoli dovettero essere  nascoste  per qualche tempo per  sottrarle  alle  profanazioni. C'è  un'eco di quest' abitudine  nel  fatto  che  oltre  alla Messa del giorno è previsto un formulario per la Messa vespertina della vigilia.Dopo la  Vergine  SS. sono  proprio S. Pietro e S. Paolo, insieme  a S. Giovanni  Battista, i santi ricordati più  frequentemente e con maggiore solennità nell'anno liturgico:oltre alla  festa  del  29 giugno ci sono infatti le ricorrenze del 25 gennaio ( conversione di San Paolo), 22 febbraio ( cattedra di San Pietro) e 18 novembre ( dedicazione delle basiliche dei Ss. Pietro&Paolo). Per lungo tempo si ritenne che il 29 giugno fosse il giorno nel quale, nell'anno  67, San Pietro sul colle Vaticano e S. Paolo nella località ora denominata Tre Fontane testimoniaro-no  la  loro fedeltà a Cristo con l'effusione del sangue. In realtà, anche se il fatto del martirio  è  un  dato storico inoppugnabile, ed  è  inoltre  storicamente  garantito che esso avvenne a  Roma  durante l a perse- cuzione  neroniana, è  incerto  non solo il giorno, ma persino l'anno della  morte dei due  apostoli. Mentre  infatti per S. Paolo vi  è  una  certa  concordanza  di testimo- nianze antiche per l'anno 67,per S. Pietro vi sono pareri discordi, e gli studiosi sembrano preferire ora il 64,l'anno in cui,come attesta anche  lo  storico  pagano  Tacito, "un' ingente  moltitudine" di  cristiani  perì nella  persecuzione seguita all'incendio di Roma. Sembra  poi  che  la  festa  del 29 giugno sia stata la " cristianizzazione "di una  ricorrenza  pagana  che  esaltava la figura  di  Romolo  e  Remo, i  due mitici fondatori della Città Eterna. San Pietro e S. Paolo, infatti, pur non  essendo stati i primi  a  portare  la  fede  a  Roma, sono realmente  i  " fondatori " della Roma cristiana: l'antico inno liturgico "Decora lux aeternitatis"li definiva "Romae parentes",procreatori di Roma, e uno degli inni del nuovo   breviario   parla   di   Roma  che, "fundata tali sanguine","celsum verticem devotionis extulit". La parola e il sangue sono il seme con cui i Ss. Pietro&Paolo uniti a Cristo,hanno generato e generano la  Roma  cristiana  e  la  Chiesa  intera


San Pietro
Patronato:
Papi, Pescatori 

Etimologia: Pietro = pietra, sasso squadrato, dal latino
Emblema:Chiavi, Croce rovesciata, Rete da pescatore 

San Paolo
Patronato:
Vescovi, Missionari, Rover e Scolte
Etimologia:
Paolo = piccolo di statura, dal latino
Emblema: Spada
Autore: Piero Bargellini

La strage nazifascista del 29 Giungo 1944


Il giorno di Pietro e Paolo: l’eccidio di Civitella in Val di Chiana
La mattina del 29 giugno 1944 Civitella, Cornia e S. Pancrazio, tre paesi situati nell’arco di colline che separa la Valdichiana dalla Valdambra (estrema propaggine del Valdarno superiore), vengono circondati da unità della divisione corazzata Hermann Goering, che hanno la consegna di uccidere tutti gli uomini di età superiore ai quindici anni e di dare le case alle fiamme. Le vittime quella mattina saranno 244, la distruzione dei tre abitati pressoché totale. A Civitella in Val di Chiana, il 18 dello stesso mese, presso il Circolo del Dopolavoro, erano stati uccisi in uno scontro a fuoco con i partigiani tre militari paracadutisti. Nei giorni successivi, temendo la rappresaglia tedesca, gran parte della popolazione aveva abbandonato le proprie abitazioni, rientrando però il giorno 28 per prepararsi a celebrare la Festa di Pietro e Paolo, pensando che ormai il pericolo fosse scongiurato.  La memoria locale interpreta l’episodio come il segno di una calcolata volontà di rappresaglia che si arresta momentaneamente solo per la esiguità del numero di ostaggi reperiti. Più verosimilmente, sulla base della documentazione esistente, l’episodio del dopolavoro non è andato oltre la piccola guarnigione di stanza alla fattoria di Dorna, a tre chilometri dal paese, che ha il compito di organizzare i turni di guardia all’antistante deposito di carburante, e che non ha autorità per decidere azioni repressive. Si sa inoltre ora per certo che gli uomini coinvolti nella sparatoria del circolo appartengono ad una unità diversa da quella che compie la strage, e che quindi diverse sono le motivazioni che ispirano le reazioni del 20 e quelle del 29 giugno. Del resto a questa stessa conclusione era già giunta la commissione di inchiesta inglese nell’autunno 1944.Il destino di Civitella, Cornia e S.Pancrazio viene deciso in realtà, quasi con certezza, nella data del 25 giugno, allorché nel quadro degli spostamenti interni alla X armata che ripiegava precipitosamente dopo la battaglia del Trasimeno, il territorio in questione cade sotto la giurisdizione della Hermann Goering acquartierata a Villa Carletti, presso Monte S. Savino, forse la compagnia più efferata tra le truppe tedesche presenti in Italia in quel momento. L’intera operazione venne pianificata e diretta da un comando che si era installato nella villa sotto la guida di Heinz Barz.A Civitella i militari entrarono da Porta Senese, percorrendo le strade del paese e spingendo in direzione della chiesa parrocchiale coloro che venivano catturati lungo il loro tragitto. I soldati tedeschi giunsero poi presso la Casa di Riposo e qui uccisero otto ospiti che si trovavano al suo interno. Giunti alla chiesa, trovarono la porta chiusa. Don Alcide Lazzeri, parroco di Civitella a partire dal 1939, comprendendo con ogni probabilità cosa stava accadendo, benedisse la popolazione e la fece chiudere dentro l’edificio religioso. I tedeschi lanciarono una bomba a mano per aprile la porta e trascinarono fuori gli abitanti che si erano rinchiusi sperando di sfuggire alla furia omicida. Sembra che allora proprio don Alcide abbia gridato: «Sono io il responsabile di quanto è accaduto, uccidete me». li uomini furono infatti separati dai famigliari e depredati degli oggetti di valore, finché vennero portati a lato della chiesa a gruppi di cinque, e uccisi. Ad essi furono uniti coloro che erano stati rastrellati nelle case. Lo stesso don Lazzeri morì nell’eccidio. Dopo le esecuzioni, i soldati tedeschi continuarono a cercare e uccidere gli abitanti rimasti dentro le abitazioni. Compiuta la strage, incendiarono le case di Civitella, provocando la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi uomini riuscirono a salvarsi dal massacro. Nelle frazioni di Cornia e Solaia, la violenza dei soldati tedeschi non risparmiò nessuno, neppure le donne ed i bambini. A partire dalle ore 6,00 del mattino, i soldati della Hermann Goering, contemporaneamente nelle due località. Alcuni testimoni parlano di duecento soldati, altri di trecento, comunque dove si fermarono, oltre ad uccidere e sterminare intere famiglie, incendiarono le case e i fienili, tanto che il giorno dopo i corpi delle vittime furono ritrovati completamente carbonizzati. A Solaia, oltre all’intera famiglia Valli, fu uccisa Modesta Rossi, staffetta partigiana e moglie del partigiano Dario Polletti, mentre si trovava in casa con il figlio piccolo in braccio, anch’egli ucciso con una scure insieme alla madre, sotto gli occhi dell’altro figlio di sette anni, Mario. A Verniana, Burrone e Cornia vennero indistintamente uccisi uomini, bambini, anziani e donne e i loro corpi dati alle fiamme così che a stento, il giorno dopo, furono identificati dai parenti. Nel solo nucleo di Cornia vennero uccise 40 persone, in gran parte donne. In totale tra Civitella, Cornia e San Pancrazio vennero uccise 244 persone.

Non dimentichiamo


Alle 23:48 del 29 giugno 2009, il treno merci Trecate-Gricignano, con il suo convoglio di quattordici carri cisterna contenenti GPL, deragliò per cause probabilmente legate al cedimento del carrello del primo carro cisterna, che trascinò fuori dai binari altri quattro carri. Dal primo carro, la cui cisterna venne perforata da un elemento dell'infrastruttura, fuoruscì il GPL che saturò presto l'aria circostante incendiandosi repentinamente alla prima possibilità d'innesco. I danni furono immediati e 11 persone persero la vita in pochi minuti, investite dalle fiamme o travolte dal crollo degli edifici; altre due persone vennero stroncate da infarto e decine rimasero ferite; di esse molte riportarono gravissime ustioni e la maggior parte morì, anche a distanza di diverse settimane dall'evento. I due macchinisti rimasero indenni in quanto dopo aver dato frenatura al convoglio si misero in salvo dietro ad un muro che li riparò dalla fiammata del gas innescato. Alcune abitazioni furono poi abbattute su ordinanza delle autorità comunali perché non più agibili o per costi di riparazione superiori ad una ricostruzione ex novo. Nei giorni successivi fu inoltre abbattuto anche lo storico sovrappasso ("La Passerella") per i gravi danni strutturali riportati a causa dello stress termico.In totale si contarono 31 morti e 25 feriti. I funerali di Stato ai quali parteciparono almeno 30.000 persone si tennero il 7 luglio allo Stadio Torquato Bresciani per 15 vittime, altri 7 ebbero le esequie con rito islamico in Marocco.

☆ ¸.·´¯) TANTI AUGURI a Giorgio Napolitano (¯`·.¸☆


è un politico italiano, Presidente emerito della Repubblica Italiana, essendo stato l'undicesimo presidente della Repubblica Italiana dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015.
Napoli: 29 giugno 1925

OGGI Mercoledì, 29 Giugno 2016

Festa nella Capitale per i Santi patrono Pietro e Paolo
 È il 181º giorno del calendario gregoriano 
Mancano 185 giorni alla fine dell'anno.

LA CHIESA RICORDA
Santi e Beati
Ss. Pietro e Paolo apostoli
S. Cassio di Narni, S. Emma di Gurk,
San Siro di Genova

PROVERBIO
Ogni pescatore buono,
 ha san Pietro per patrono
 
AFORISMA
La caccia alle streghe è una vergogna della mente umana,
un delirio psicopatico.
[H. R. Trevor-Roper]

FRASE DEL GIORNO
Il delitto è sempre volgare
e la volgarità è sempre delitto 
(Oscar Wilde)

PENSIERO DEL MATTINO
Non so quale sia il segreto della felicità,
ma la probabilità di scoprirlo è più alta la mattina presto.

martedì 28 giugno 2016

Buon Onomastico Amici

Buona giornata

 
Inizio la giornata con una tazza di caffè, la continuo con un sorriso per chi mi ama e due per chi non mi sopporta

Buonanotte mondo Virtuale(¯`·.¸☆,

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Estate


 
Il contadino che tanto ha faticato
guarda il grano che indora.Già si coglie
la ciliegia che il sole ha maturato.

Strillan le cicale tra le foglie,
giocano i bimbi dopo aver studiato.

"Chi bene seminò,bene raccoglie"
dice il capoccia; e già pronto al lavoro
pensa a mietere le belle spighe d'oro.


M.Moretti.

IL MESE DELLE SPIGHE D'ORO


 
Ecco è piena la spiga
e la falce è nel pugno;
il buon sole di giugno
rallegra la fatica.
  
E la canzone sale
dal campo del lavoro,
e s'accompagna a un coro
stridulo di cicale.
 
E sale il canto anelo
dalle bocche lontane
lodano, in terra, il pane
ed il buon Padre in cielo.
                                            
 
M.Moretti.

Marino Moretti



 
Cesenatico, 18 luglio 1885 – 6 luglio 1979
Il  poeta  e scrittore dice di Cesenatico («Questo paese è per me innanzitutto padre e madre..», Il  tempo felice): le  sue  origini  familiari  sono narrate nel Romanzo della mamma  del 1924. Iniziati gli studi  classici  a  Ravenna, li  continuò  a  Bologna ma li interruppe, nel 1901, per frequentare a Firenze la Scuola di recitazione. Qui conobbe tra gli altri  Aldo  Palazzeschi, divenuto  suo  fraterno amico: il racconto  di  quegli  anni  è  in  Via  Laura del 1931. Ben presto  interruppe  anche  la scuola  di Firenze per dedicarsi  interamente  alla  letteratura. Fra il 1902 e il  1903 escono le prime raccolte  di  novelle e poesie, e nel 1905 i versi di Fraternità. In questi primi  volumi e soprattutto in Poesie scritte col lapis del 1910, Poesie  di  tutti i giorni dell' anno  seguente e  Il giardino  dei  frutti  (1915) si avverte l' impronta di Pascoli e  già quel  tono «crepuscolare» - secondo la definizione di Borgese- che si ritroverà nella  sua  narrativa . Dalla  prima raccolta di racconti, I lestofanti (1909), ai romanzi,i più noti: La voce di Dio (1920), I puri di cuore (1923), Il  trono dei poveri (1928), L'Andreana (1938), La vedova Fioravanti (1941), Il fiocco verde (1948), Moretti descrive  vicende semplici ambientate in un angusto mondo provinciale popolato da  personaggi  spenti e rinunciatari, rese in uno stile dimesso ma attraversato  da  lampi di personale umorismo, collaborò inoltre con vari giornali e riviste, tra cui «La Riviera Ligure», dove divenne amico dei fratelli  Novaro; nel 1914 diresse «La Grande Illustrazione» di Pescara. Nel  1916  pubblicò  a puntate sul «Giornale d'Italia» il  suo primo  romanzo Il sole del sabato. Dal 1923, viene chiamato al «Il Corriere della Sera». Moretti  inaugurò la  sua  stagione  più felice, dopo  quella  del poeta  crepuscolare e del narratore post - naturalista,  avvicinandosi  al  nuovo  e  fresco linguaggio ironico  de  I  grilli di  Pazzo Pazzi  (1951), cui seguirà La camera degli sposi  del 1958. Nel 1952 ricevette il «Premio dell'Accademia  dei Lincei» per la  Letteratura, nel '55 il «Premio Napoli », e il primo volume delle sue opere, Tutte le novelle, pubblicate ne «I Classici Contemporanei Italiani» di Mondadori, vinse  il  «Premio  Viareggio». L'ultima  stagione del poeta  vede  un felice ritorno alla poesia con la pubblicazione   delle   raccolte  mondadoriane  L' ultima estate (1969), Tre  anni  e  un  giorno  nel  1971,  Le poverazze   nel '73  e,  l'anno   seguente,  del  Diario senza le  date. Morì  a  Cesenatico  a 94 anni..

È morto ieri il popolare attore Bud Spencer R.I.P

Nato a Napoli il 31 ottobre 1929. Aveva 86 anni. L’annuncio della morte di Carlo Pedersoli, questo il vero nome dell’attore, è stato dato dal figlio Giuseppe: «Papà è volato via serenamente alle 18.15. Non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è stata “grazie”». E' stato un attore, pallanuotista e nuotatore italiano. Per tutti era il gigante buono che menava sempre in coppia con l’amico Terence Hill. L’omone barbuto degli spaghetti western degli anni ’70, quelli che hanno conquistato generazioni di ragazzini innamorati dei due scanzonati protagonisti di Lo chiamavano Trinità. Ma è stato in realtà protagonista di una carriera lunga e poliedrica.