

La strage dell'Italicus fu un attentato terroristico di tipo dinamitardo compiuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974 sul treno Italicus, mentre questo transitava presso San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.
È considerato uno dei più gravi attentati verificatisi negli anni di piombo, assieme alla Strage di piazza Fontana del 1969, alla Strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla Strage di Bologna del 1980. Per la strage dell'Italicus, come per le altre stragi, furono a più riprese incriminati come esecutori diversi esponenti del neofascismo italiano.Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974, alle ore 1:23, una bomba ad alto potenziale esplose nella quinta vettura del treno espresso 1486 ("Italicus"), proveniente da Roma e diretto a Monaco di Baviera via Brennero. La temporizzazione del timer avrebbe dovuto fare esplodere l'ordigno mentre il treno attraversava la Grande Galleria dell'Appennino nei pressi di San Benedetto Val di Sambro.
Tuttavia, durante la corsa tra Firenze e Bologna, il treno recuperò tre
dei minuti di ritardo accumulati nelle tratte precedenti. La bomba
esplose lo stesso all'interno della galleria, ma in un tratto a soli 50
metri dall'uscita. Nell'attentato morirono 12 persone (alcune per l'esplosione, altre arse vive dall'incendio) e altre 48 rimasero ferite. Nella tragedia, spicca l'eroismo di un ferroviere conduttore delle Ferrovie dello Stato, il forlivese Silver Sirotti, poi insignito di Medaglia d'oro al valor civile
alla memoria. Sirotti, munito di estintore, si slanciò tra le fiamme
per soccorrere i viaggiatori intrappolati nel treno, e in questo
tentativo perse la vita. Aldo Moro si sarebbe dovuto trovare a bordo del treno, quella sera, in quanto doveva raggiungere la famiglia a Bellamonte,
ma lo perse poiché venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero e
fatto scendere all'ultimo momento per firmare alcuni documenti Il 5 agosto 1974 viene rinvenuto in una cabina telefonica a Bologna un volantino di rivendicazione dell'attentato a firma Ordine Nero. Il processo si concluse con l'assoluzione generale di tutti gli imputati
sebbene, stante l'impossibilità di determinare concretamente le
personalità dei mandanti e dei materiali esecutori, anche la sentenza di
assoluzione attesti comunque la correttezza dell'attribuzione della
strage all'estrema destra e alla P2, definendo come pienamente comprovata una notevole serie di circostanze
del tutto significative e univoche in tal senso, al punto da venire
esplicitamente richiamata dalla Relazione della Commissione Parlamentare
per via di circostanze relative alla strage dell'Italicus e
indirizzanti verso l'eversione neofascista e la Loggia P2. Il 16 dicembre 1987 il giudice Corrado Carnevale
annulla la precedente sentenza della Corte d'assise d'appello di
Bologna accogliendo le richieste del sostituto procuratore generale Antonino Scopelliti. Il 4 aprile 1991 Tuti e Franci vengono assolti dalla Corte d'appello di Bologna; tali assoluzioni sono definitivamente confermate dalla Corte di Cassazione il 24 marzo 1992.
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