sabato 13 agosto 2016

Camillo Olivetti


 
(Ivrea, 13 agosto 1868Biella, 4 dicembre 1943)
è stato un ingegnere e imprenditore italiano, fondatore dell'azienda Olivetti.
Nacque in una famiglia della borghesia ebraica di Ivrea. Il padre era un commerciante di tessuti, la madre, Elvira Sacerdoti, originaria di Modena, era figlia di banchieri. Dalla linea paterna, Camillo ereditò lo spirito imprenditoriale e l'amore per il progresso, dalla madre una cultura non provinciale e l'amore per le lingue. Quando Camillo aveva solo un anno, morì il padre. Ad occuparsi di lui fu la madre, che lo mise in collegio a Milano. Al termine del liceo, si iscrisse al Regio Museo Industriale Italiano (poi Politecnico di Torino dal 1906) e alla Scuola di Applicazione Tecnica. Laureatosi in ingegneria industriale (1891), Camillo sentì da una parte l'esigenza di perfezionare il proprio inglese e, dall'altra, di fare un'utile esperienza lavorativa. Soggiornò oltre un anno a Londra dove si impiegò in un'industria facendo il meccanico. Al suo ritorno a Torino, divenne assistente di Galileo Ferraris. Nel 1893 accompagnò negli Stati Uniti il suo maestro, che era stato invitato a tenere una conferenza a Chicago. Olivetti gli fece da interprete. Insieme visitarono i laboratori Thomas A. Edison. Alcuni mesi passati a Palo Alto gli fecero conoscere le università americane. Come assistente di elettrotecnica alla Stanford University ( 1893/1894), Olivetti ebbe modo di sperimentare in laboratorio le potenzialità e le diverse applicazioni dell'uso dell'elettricità. Tornato in Italia, si mise in società con due ex compagni di università e fece l'importatore di macchine per scrivere e biciclette. Successivamente concepì l'idea di fondare un'azienda per produrre e commercializzare strumenti di misurazione elettrica, principalmente per laboratori di ricerca. Nacque così ad Ivrea nel 1896 la «C. Olivetti & C.». Gli inizi della sua attività industriale non furono produttivi. Olivetti capì che doveva cambiare target di mercato. Nel 1903 la fabbrica si trasferì a Milano e l'anno successivo a Monza, diventando C.G.S. Nella compagine societaria entrò in seguito la Edison, il più grande produttore italiano di energia dell'epoca, oltre ad un'importante banca d'affari. Ben presto Olivetti si sentì prigioniero di quei soci finanziari. Fu quella l'ultima volta che non ebbe la maggioranza assoluta delle quote di una società. Era partito per Milano con una quarantina di operai, con gli stessi tornò a Ivrea nel 1908, dove impiantò la prima fabbrica in Italia di macchine per scrivere. Anche nella scelta del nome della ditta tornò al passato: «Ing. Olivetti & C.» con l'aggiunta "prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere". L'azienda ebbe un rapido sviluppo. Attento a selezionare, formare e valorizzare operai di talento, Il primo modello di macchina, la Olivetti M1 (1908), fu interamente progettato da lui, assieme ad alcune macchine utensili per la produzione delle parti componenti. Olivetti la perfezionò dopo aver compiuto altri due viaggi degli Stati Uniti. A quel punto fu pronto ad entrare in produzione. I primi tempi furono difficoltosi sul piano finanziario, dal momento che per tre anni dalla fabbrica uscirono unicamente prototipi. La svolta decisiva per la Olivetti fu il primo conflitto mondiale: non furono tuttavia i superprofitti a fare la fortuna dell'Olivetti, ma la produzione tecnologicamente avanzata per l'aeronautica. Anche i velivoli inglesi impiegarono parti prodotte dalla Olivetti. Il dopoguerra vide la Olivetti produrre la M20, una macchina per scrivere sempre più perfezionata, il cui successo consentì a Camillo di attuare il suo progetto commerciale, basato soprattutto sull'assistenza alla clientela mediante filiali. La prima filiale fu quella di Milano, cui seguirono i principali centri italiani ed esteri. Nel 1925 entrò in azienda Adriano Olivetti, il secondo dei suoi figli - dopo aver compiuto anch'egli un viaggio negli Stati Uniti. Quell'anno Camillo si avviava verso la sessantina e, dovendo pensare alla successione, pretese che i figli maschi (Adriano e Massimo) facessero la gavetta in fabbrica. Le caratteristiche produttive della fabbrica furono caratterizzate dalla totale indipendenza nella componentistica rispetto all'allora ristretto mercato italiano. Si pensi che anche le viti venivano prodotte in fabbrica. Per produrre in proprio le macchine utensili nacquero, nel 1926, le fonderie e l'Officina Meccanica Olivetti (OMO). Quest'ultima divenne in seguito un'unità produttiva indipendente sul mercato, anche dalla casa madre. In seguito Olivetti diede impulso al primo nucleo della ricerca e negli stessi locali, nacque una delle prime "scuole di fabbrica" in cui non si insegnarono solo nozioni tecniche, ma anche cultura generale e cultura politica. Nel corso del decennio furono prodotti i primi modelli di mobili per ufficio "Synthesis", le prime telescriventi e macchine per calcolo. Nel 1933 il figlio Adriano fu nominato amministratore delegato; a partire da quell'anno Camillo fu affiancato e progressivamente sostituito alla guida della società. Olivetti lasciò la presidenza della società nel 1938, conservando la sola direzione dello stabilimento macchine utensili. Nel secondo dopoguerra, Adriano seppe condurre la Olivetti alla posizione di leader nel settore delle macchine d'ufficio. Camillo Olivetti fu di fede socialista liberale: finanziò la diffusione di periodici di dibattito politico, contribuendovi personalmente con non pochi scritti. Amico di Filippo Turati, il 4 dicembre 1943 morì all'ospedale di Biella, città ove era stato costretto a riparare per sfuggire alle leggi razziali: al funerale partecipò una nutrita folla di operai, giunta spontaneamente da Ivrea sfidando la sorveglianza del regime. In lui la città di Ivrea trovò un imprenditore coraggioso e capace che seppe portare l'industria da lui creata fra le prime nei mercati mondiali.

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