mercoledì 29 giugno 2016

La strage nazifascista del 29 Giungo 1944


Il giorno di Pietro e Paolo: l’eccidio di Civitella in Val di Chiana
La mattina del 29 giugno 1944 Civitella, Cornia e S. Pancrazio, tre paesi situati nell’arco di colline che separa la Valdichiana dalla Valdambra (estrema propaggine del Valdarno superiore), vengono circondati da unità della divisione corazzata Hermann Goering, che hanno la consegna di uccidere tutti gli uomini di età superiore ai quindici anni e di dare le case alle fiamme. Le vittime quella mattina saranno 244, la distruzione dei tre abitati pressoché totale. A Civitella in Val di Chiana, il 18 dello stesso mese, presso il Circolo del Dopolavoro, erano stati uccisi in uno scontro a fuoco con i partigiani tre militari paracadutisti. Nei giorni successivi, temendo la rappresaglia tedesca, gran parte della popolazione aveva abbandonato le proprie abitazioni, rientrando però il giorno 28 per prepararsi a celebrare la Festa di Pietro e Paolo, pensando che ormai il pericolo fosse scongiurato.  La memoria locale interpreta l’episodio come il segno di una calcolata volontà di rappresaglia che si arresta momentaneamente solo per la esiguità del numero di ostaggi reperiti. Più verosimilmente, sulla base della documentazione esistente, l’episodio del dopolavoro non è andato oltre la piccola guarnigione di stanza alla fattoria di Dorna, a tre chilometri dal paese, che ha il compito di organizzare i turni di guardia all’antistante deposito di carburante, e che non ha autorità per decidere azioni repressive. Si sa inoltre ora per certo che gli uomini coinvolti nella sparatoria del circolo appartengono ad una unità diversa da quella che compie la strage, e che quindi diverse sono le motivazioni che ispirano le reazioni del 20 e quelle del 29 giugno. Del resto a questa stessa conclusione era già giunta la commissione di inchiesta inglese nell’autunno 1944.Il destino di Civitella, Cornia e S.Pancrazio viene deciso in realtà, quasi con certezza, nella data del 25 giugno, allorché nel quadro degli spostamenti interni alla X armata che ripiegava precipitosamente dopo la battaglia del Trasimeno, il territorio in questione cade sotto la giurisdizione della Hermann Goering acquartierata a Villa Carletti, presso Monte S. Savino, forse la compagnia più efferata tra le truppe tedesche presenti in Italia in quel momento. L’intera operazione venne pianificata e diretta da un comando che si era installato nella villa sotto la guida di Heinz Barz.A Civitella i militari entrarono da Porta Senese, percorrendo le strade del paese e spingendo in direzione della chiesa parrocchiale coloro che venivano catturati lungo il loro tragitto. I soldati tedeschi giunsero poi presso la Casa di Riposo e qui uccisero otto ospiti che si trovavano al suo interno. Giunti alla chiesa, trovarono la porta chiusa. Don Alcide Lazzeri, parroco di Civitella a partire dal 1939, comprendendo con ogni probabilità cosa stava accadendo, benedisse la popolazione e la fece chiudere dentro l’edificio religioso. I tedeschi lanciarono una bomba a mano per aprile la porta e trascinarono fuori gli abitanti che si erano rinchiusi sperando di sfuggire alla furia omicida. Sembra che allora proprio don Alcide abbia gridato: «Sono io il responsabile di quanto è accaduto, uccidete me». li uomini furono infatti separati dai famigliari e depredati degli oggetti di valore, finché vennero portati a lato della chiesa a gruppi di cinque, e uccisi. Ad essi furono uniti coloro che erano stati rastrellati nelle case. Lo stesso don Lazzeri morì nell’eccidio. Dopo le esecuzioni, i soldati tedeschi continuarono a cercare e uccidere gli abitanti rimasti dentro le abitazioni. Compiuta la strage, incendiarono le case di Civitella, provocando la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi uomini riuscirono a salvarsi dal massacro. Nelle frazioni di Cornia e Solaia, la violenza dei soldati tedeschi non risparmiò nessuno, neppure le donne ed i bambini. A partire dalle ore 6,00 del mattino, i soldati della Hermann Goering, contemporaneamente nelle due località. Alcuni testimoni parlano di duecento soldati, altri di trecento, comunque dove si fermarono, oltre ad uccidere e sterminare intere famiglie, incendiarono le case e i fienili, tanto che il giorno dopo i corpi delle vittime furono ritrovati completamente carbonizzati. A Solaia, oltre all’intera famiglia Valli, fu uccisa Modesta Rossi, staffetta partigiana e moglie del partigiano Dario Polletti, mentre si trovava in casa con il figlio piccolo in braccio, anch’egli ucciso con una scure insieme alla madre, sotto gli occhi dell’altro figlio di sette anni, Mario. A Verniana, Burrone e Cornia vennero indistintamente uccisi uomini, bambini, anziani e donne e i loro corpi dati alle fiamme così che a stento, il giorno dopo, furono identificati dai parenti. Nel solo nucleo di Cornia vennero uccise 40 persone, in gran parte donne. In totale tra Civitella, Cornia e San Pancrazio vennero uccise 244 persone.

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