venerdì 27 maggio 2016

Mio padre Walter Tobagi

Walter Tobagi con il figlio Luca (archivio Rcs)

Il 28 maggio 1980, Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera (nella foto con il figlio Luca), venne assassinato a Milano, vicino alla sua abitazione, da un commando di terroristi.
Oltre settecento articoli firmati in sette anni e dieci mesi al Corriere. Leggere la vasta produzione di Walter Tobagi nell’archivio digitale permette di trovare qualche parola utile per spiegarlo a ragazzi che crescono. La prima è «politica». L’immagine di mio padre è sempre stata condizionata dal suo assassinio da parte di un gruppo di terroristi di sinistra. Si è occupato in profondità di terrorismo con pezzi rigorosi e lucidi, ma la preponderanza degli articoli di politica è stata sempre netta. La politica è stata lo sfondo per tutti gli altri temi di cui si è occupato e il campo per affinare il metodo di coniugare la presentazione accurata e l’analisi dei fatti con l’esposizione delle sue opinioni personali, mantenendo distinti i due aspetti. La sua volontà di osservare e raccontare, capire e spiegare, anche di fronte alle evidenze più confuse o brutali, è sempre stata visibile, come pure il desiderio democratico di aprirsi all’ascolto e al dialogo con tutti.
Luca.

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