martedì 31 maggio 2016

La strage di Peteano

 


La strage di Peteano è un atto terroristico avvenuto il 31 maggio 1972 nella frazione del comune di Sagrado, in provincia di Gorizia. Fu compiuta dal reo confesso Vincenzo Vinciguerra, da Carlo Cicuttini e Ivano Boccaccio, neofascisti aderenti ad Ordine Nuovo. La strage provocò la morte di tre uomini dell'Arma dei Carabinieri: il brigadiere Antonio Ferraro di 31 anni e i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni di 33 e 23 anni. Rimasero gravemente feriti il tenente Angelo Tagliari e il brigadiere Giuseppe Zazzaro. La notte del 31 maggio, alle ore 22:35, una telefonata anonima giunse al centralino del pronto intervento della Stazione dei Carabinieri di Gorizia: a riceverla e a registrarla fu il centralinista di turno Domenico La Malfa. Il testo della comunicazione in lingua dialettale è il seguente:
« Pronto? Senta, vorrei dirle che c'è una machina con due buchi sul parabrezza nella strada da Poggio Terza Armata a Savogna... la xè una 500... »
Sul posto segnalato giunsero tre gazzelle dei carabinieri, che rinvennero la Fiat 500 bianca con i due buchi sul parabrezza, così come aveva comunicato in dialetto l'anonimo informatore. La prima pattuglia che viene inviata è quella dei carabinieri di Gradisca, con l'appuntato Mango e il carabiniere Dongiovanni. Dieci minuti dopo i due sono sul posto e trovano la Cinquecento. È visibile in un viottolo di terra battuta, subito dopo una curva. Mango decide di chiamare il suo ufficiale, il tenente Tagliari, che parte anche lui accompagnato dal brigadiere Antonio Ferraro e dal carabiniere Donato Poveromo e arrivano sul posto con una seconda gazzella alle 23:05, poi raggiunta da una terza pattuglia da Gorizia. I carabinieri Antonio Ferraro, Donato Poveromo e Franco Dongiovanni tentarono di aprire il cofano del mezzo, provocando l'esplosione dell'auto e rimanendo uccisi, mentre altri due rimasero gravemente feriti. Furono rinviate a giudizio 18 persone, tra militanti di destra e ufficiali dei carabinieri, mentre il magistrato triestino Bruno Pascoli morì durante il processo. Vinciguerra e Cicuttini vennero condannati all'ergastolo, Carlo Maria Maggi a 12 anni per reato associativo, Carlo Digilio e Delfo Zorzi rispettivamente a 11 e 10 anni per lo stesso reato; altri militanti locali sono stati condannati a pene tra i 4 e i 6 anni. Eno Pascoli è stato condannato a 3 anni e 9 mesi, la moglie Liliana De Giovanni a 11 mesi, mentre Almirante usufruì dell'amnistia. Gli ufficiali ritenuti colpevoli di depistaggio (Antonio Chirico, Dino Mingarelli, Giuseppe Napoli e Michele Santoro) furono condannati a pene comprese tra i 3 e i 10 anni e 6 mesi.La sentenza d'appello confermò solo l'ergastolo di Carlo Cicuttini assolvendo tutti gli altri imputati ma la Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, annullò con rinvio le assoluzioni di Chirico, Mingarelli e Napoli, confermando invece le altre decisioni.

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