mercoledì 27 luglio 2016

Giosue Carducci




Valdicastello di Pietrasanta, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907
Tutta consacrata allo studio e all'insegnamento, l'esistenza terrena  di  Carducci  conosce  periodi  di   depressione e di sconforto. Giosue   Carducci  nasce in Toscana. Il padre è un medico dal carattere impetuoso, costretto a cambiare più volte residenza soprattutto a  causa  delle  sue idee politiche liberali, la mamma è una  donna  di  grande  equilibrio  e   dignità.  La sua infanzia si svolge principalmente in  Maremma, nella campagna di Bolgheri. Da subito,Giosue manifesta una spiccata propensione per gli studi, in questo  incoraggiato dal padre. Nel 1855 si laurea  in Lettere e Filosofia  alla  Normale di Pisa. Nel 1857 lo colpisce il primo significativo lutto familiare:il fratello  Dante, che conduceva  una vita oziosa, si suicida; nel 1858 gli muore il padre; nel 1859 sposa Elvira Menicucci, conosciuta quando Giosue  era ancora  quattordicenne. Nel 1860, in  seguito  alla rinuncia  di  Giovanni  Prati, ottiene  la cattedra  di  Italiano all' Università di  Bologna. Insegna con impegno e brillantezza. Nel 1870 lo colpiscono altri due lutti: muore l' amata madre e il figlioletto  Dante di tre anni, cui il poeta   dedica la lirica   Pianto antico.  Nel 1871  imbastisce una tempestosa  relazione amorosa con Carolina Cristofori Piva, non nascondendo l'infatuazione nemmeno ai familiari. Il 1876   lo vede deputato di fresca nomina. In seguito conoscerà l'amicizia di Annie Vivanti, una giovane poetessa, che gli rallegrerà e vivacizzerà  la  vita. Nel 1885 una paralisi gli colpisce  l'emisoma  destro. Soffre anche  di  vertigini  e di esaurimento nervoso. Soggiorna per diverse estati, a scopo terapeutico, in numerose località alpine. Eletto senatore nel 1890, si impegna per migliorare l'istruzione  del popolo. Nel 1898  viene  colpito  da  un secondo attacco di paralisi. Lascia   a  malincuore   l'insegnamento.  Nel  1906  ottiene  il premio Nobel per la letteratura. Muore in seguito alla complicanza   broncopolmonare  di   una influenza, curato  dall' allora famosissimo clinico Augusto Murri,  circondato dall'affetto dei familiari.

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