sabato 10 ottobre 2015

Monelluccia

 
Monelluccia
 
Mi dicon monelluccia,cattivella sgrarbata,invece ahimè non son che sfortunata.Tutto si mette male, tutto mi va al contrario:
disgrazie d’ogni sorta son sul mio calendario.

Via:- dice la mamma, fai per bene il dovere
che ti porto a passeggio! Io esulto di piacere.
Mi siedo a tavolino, con impegno e con voglia
scrivo pensosa e attenta che è una meraviglia.
Poi presento alla mamma la scritta paginetta,
b
en felice e sicura del premio che mi aspetta .

Ma che mi canzonate!!!! Un diluvio di errori,
strafalcioni dei più grossi, ad un tratto saltan fuori.
Vi si legge che l’asino, l’ho messo in una stella
e mille stalle, brillano in una notte bella.
Invece di un cavolo è cresciuto nell’orto
un cavallo verdissimo.

Cose da restar morti!!!
Ricopia tutto! mi ordina la mamma disgustata,
poi a letto digiuna…altro che passeggiata!!

Un giorno mi vestirono con un’abito elegante,
candido più che neve, nuovo e brillante.
Io me ne andavo col babbo tutta raggiante in viso,
la gente mi guardava col più lieto sorriso.
Ma ecco un soffio di vento, brusco e dispettoso,
mi prende il cappellino e lo getta nel terreno fangoso.
Io mi stacco dal babbo e stendo la manina,
ma una folata di vento me lo porta lontano.
Io corro, corro, incespico e cado nel pantano.
Addio vestito candido…Oh disgraziata me!!!

Torno a casa piccina, piccina..
Monta in furia la mamma, ella più non ragiona:
-Ti vestirò di balla!!! Grida:- Strafalciona!!!!

Un giorno mi dice la mamma:- Guarda che l’uccellino
ha vuoto il beccatoio! Ha vuoto il beverino,
dagli il panico e l’acqua!
Io non me lo fo ridire,  apro lo sportello.
Non l’avessi mai fatto…….Se ne fugge l’uccello
per il vasto salone, ora in alto,
ora in basso alfin si posa
su un vaso color di rosa.
Io per prenderlo metto la mano in fallo,
rovescio quel vaso e un altro di cristallo.

La mamma che era fuori,  a quel po’, po’, di chiasso,
spalanca la porta e l’uccellino
vola nel cielo azzurrino.

Per quel giorno mi chiusero in cantina
a pane e acqua.
Con la botte vicina
pensai di baloccarmi e lo zipolo girai,
il vino a ondate usciva e invano con la mano
serravo e gridavo, gridavo.
Tutti di casa accorsero
e il mio destino fu scritto.
Da quel giorno mi chiusero in un collegio convitto.

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Dettata a memoria dalla mia mamma, nata nel 1912
imparata a sua volta dalla sua mamma oppure a scuola.
Per questo ci saranno delle imprecisioni

LUBA


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