venerdì 9 ottobre 2015

Il 9 ottobre del 1963 una frana nella diga del Vajont

 
 Il 9 ottobre del 1963
una frana nella diga del  Il 9 ottobre del 1963
una frana nella diga del Vajont produce una gigantesca onda d’acqua che oltrepassa la diga e inonda la valle: 1917 le persone che perdono la vita.
 nel neo-bacino idroelettrico artificiale del Vajont, a causa della caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del sottostante e omonimo bacino lacustre alpino. La conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, ed il superamento della diga, provocarono l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.917 persone.

Il disastro causato dalla frana coinvolse anche Erto e Casso, cittadine geograficamente opposte a Longarone, vicino alla nuova riva del lago artificiale del Vajont dopo la costruzione della diga. In particolare il paese di Erto fu colpito dall'onda, che si creò successivamente al crollo di una parte del Monte Toc, opposta a quella che precipitò nella stretta vallata e investì Longarone.
La tragedia, dopo numerosi dibattimenti, processi e opere di letteratura, può ricondursi alla negligenza dei progettisti e alla SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono e coprirono la non idoneità dei versanti del bacino; essi infatti avevano caratteristiche morfologiche tali da non renderle adatte ad un serbatoio idroelettrico, a causa della incoerenza e alla fragilità dei versanti del Monte Toc. Nel corso degli anni l'ente gestore e i loro dirigenti, pur a conoscenza della pericolosità, coprirono con dolosità i dati a loro conoscenza, con beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei Lavori Pubblici. produce una gigantesca onda d’acqua che oltrepassa la diga e inonda la valle: 1917 le persone che perdono la vita.
 nel neo-bacino idroelettrico artificiale del Vajont, a causa della caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del sottostante e omonimo bacino lacustre alpino. La conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, ed il superamento della diga, provocarono l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.917 persone.
Il disastro causato dalla frana coinvolse anche Erto e Casso, cittadine geograficamente opposte a Longarone, vicino alla nuova riva del lago artificiale del Vajont dopo la costruzione della diga. In particolare il paese di Erto fu colpito dall'onda, che si creò successivamente al crollo di una parte del Monte Toc, opposta a quella che precipitò nella stretta vallata e investì Longarone.
La tragedia, dopo numerosi dibattimenti, processi e opere di letteratura, può ricondursi alla negligenza dei progettisti e alla SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono e coprirono la non idoneità dei versanti del bacino; essi infatti avevano caratteristiche morfologiche tali da non renderle adatte ad un serbatoio idroelettrico, a causa della incoerenza e alla fragilità dei versanti del Monte Toc. Nel corso degli anni l'ente gestore e i loro dirigenti, pur a conoscenza della pericolosità, coprirono con dolosità i dati a loro conoscenza, con beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei Lavori Pubblici.

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