(pseudonimo: Daniel Stern)
Nacque a Francoforte il 31 dicembre 1805 dal conte di Flavigny, ufficiale francese emigrato al tempo della rivoluzione, e da Maria Elisabetta Bethmann, della nota famiglia di banchieri di quella città. Ricevette nel convento del Sacro Cuore una raffinata educazione sociale, letteraria e artistica; e nel 1827 andò sposa al conte d'Agoult, da cui pochi anni dopo si divise. Ammiratissima nell'alta società e bene accolta anche alla corte di Carlo X, aperse a Parigi un salotto, che fu tra i più brillanti di quell'epoca, ed ebbe fra i suoi assidui Lamennais e Sainte-Beuve, Rossini, Meyerbeer, Chopin, Heine. Ma erano i tempi delle grandi romantiche passioni. Innamoratasi di Liszt, nel 1835, sfidando romanticamente lo scandalo, la contessa chiuse la sua casa di Parigi, e lo seguì: fu con lui per due anni in Svizzera, e con lui soggiornò alcun tempo anche a Nohant, presso George Sand e l'ebbe poi sempre amica, malgrado le celate rivalità nelle simpatie per Chopin; poi dalla Svizzera nel 1837 i due amanti passarono in Italia, a Milano, a Venezia, a Firenze, a Roma, desiderati e festeggiati nei salotti letterarî del tempo. A Bellagio, nel quieto ritiro della bella villa sul lago, leggevano insieme Dante e Petrarca; e Liszt si dilettava di inseguire coi ritmi delle sue melodie, sul testo del Canzoniere: Liszt trovò in quegli anni i suoi primi accenti personali come compositore; ed essa gli diede tre figli, un bimbo che presto morì, e due bimbe: Blandine, più tardi moglie di Émile Ollivier, e Cosima, che, dopo il divorzio da Hans von Bülow, nel 1870 sposò Riccardo Wagner. Nel 1839 il legame si sciolse, dopo dolorosi contrasti; Liszt mosse verso i suoi più grandi trionfi; e la contessa. ritornò a Parigi, dove cercò rifugio e conforto in una intensa attività di scrittrice. Nei romanzi Hervé (1841), Valentia (1842), è facile riconoscere la eco delle vicende della sua passione; e Nélida (1846), il diretto accorato racconto: anche nei saggi su Bettina von Arnim, Heine e Freiligrath, pubblicati nel (1844) si respira ancora la vaga atmosfera romantica, in cui essa aveva, accanto a Liszt, per tanto tempo vissuto. Un nuovo periodo della sua vita incominciò invece nel 1848. Entusiasta delle nuove idee, con decisa tendenza verso idealità sansimonistiche, partecipò attivamente alle lotte politiche con le Études politiques sur l'Allemagne (1847), con le Lettres republicaines (Parigi 1848), con le Esquisses morales et politiques (Parigi 1849), con la Histoire de la révolution de 1848 (Parigi 1881-53); e riunì nel suo salotto, con Lamartine e Mickiewicz, Emerson, Renan e Michelet, molti degli uomini più rappresentativi di quello storico momento. Parteggiò apertamente per l'indipendenza italiana, e una profonda simpatia nutrì per Daniele Manin; ammirò Cavour; conobbe personalmente Mazzini e s'interessò durevolmente e con fervore alla sua opera Lettere della Contessa d'Agoult a G. Mazzini, pubblicate (1913); e fece in Italia ora sola, ora col genero Émile Ollivier, frequenti soggiorni: a Torino fu rappresentato, da Ernesto Rossi, il suo dramma Jeanne d'Arc (Parigi 1857). Dall'antica esperienza del mondo germanico (v. i ricordi schilleriani anche in Trois journées de la vie de Marie Stuart, 1857), e dalla nuova consuetudine con le cose d'Italia, nacque così, come opera di comprensione intellettuale e d'appassionato amore, il suo libro più noto: Dante et Goethe (Parigi 1866). Negli ultimi anni attese alla composizione di una Histoire des commencements de la république aux Pays-Bas (Parigi 1872) e soprattutto alla stesura dei suoi suggestivi Souvenirs fino al 1833 usciti postumi nel 1877 e integrati ora da un volume di Mémoires (1833-1854), pubblicato, con interessanti pagine di diario sulle relazioni con Liszt, da Daniel Ollivier (Parigi 1927). Morì a Parigi il 5 marzo 1876.
Nacque a Francoforte il 31 dicembre 1805 dal conte di Flavigny, ufficiale francese emigrato al tempo della rivoluzione, e da Maria Elisabetta Bethmann, della nota famiglia di banchieri di quella città. Ricevette nel convento del Sacro Cuore una raffinata educazione sociale, letteraria e artistica; e nel 1827 andò sposa al conte d'Agoult, da cui pochi anni dopo si divise. Ammiratissima nell'alta società e bene accolta anche alla corte di Carlo X, aperse a Parigi un salotto, che fu tra i più brillanti di quell'epoca, ed ebbe fra i suoi assidui Lamennais e Sainte-Beuve, Rossini, Meyerbeer, Chopin, Heine. Ma erano i tempi delle grandi romantiche passioni. Innamoratasi di Liszt, nel 1835, sfidando romanticamente lo scandalo, la contessa chiuse la sua casa di Parigi, e lo seguì: fu con lui per due anni in Svizzera, e con lui soggiornò alcun tempo anche a Nohant, presso George Sand e l'ebbe poi sempre amica, malgrado le celate rivalità nelle simpatie per Chopin; poi dalla Svizzera nel 1837 i due amanti passarono in Italia, a Milano, a Venezia, a Firenze, a Roma, desiderati e festeggiati nei salotti letterarî del tempo. A Bellagio, nel quieto ritiro della bella villa sul lago, leggevano insieme Dante e Petrarca; e Liszt si dilettava di inseguire coi ritmi delle sue melodie, sul testo del Canzoniere: Liszt trovò in quegli anni i suoi primi accenti personali come compositore; ed essa gli diede tre figli, un bimbo che presto morì, e due bimbe: Blandine, più tardi moglie di Émile Ollivier, e Cosima, che, dopo il divorzio da Hans von Bülow, nel 1870 sposò Riccardo Wagner. Nel 1839 il legame si sciolse, dopo dolorosi contrasti; Liszt mosse verso i suoi più grandi trionfi; e la contessa. ritornò a Parigi, dove cercò rifugio e conforto in una intensa attività di scrittrice. Nei romanzi Hervé (1841), Valentia (1842), è facile riconoscere la eco delle vicende della sua passione; e Nélida (1846), il diretto accorato racconto: anche nei saggi su Bettina von Arnim, Heine e Freiligrath, pubblicati nel (1844) si respira ancora la vaga atmosfera romantica, in cui essa aveva, accanto a Liszt, per tanto tempo vissuto. Un nuovo periodo della sua vita incominciò invece nel 1848. Entusiasta delle nuove idee, con decisa tendenza verso idealità sansimonistiche, partecipò attivamente alle lotte politiche con le Études politiques sur l'Allemagne (1847), con le Lettres republicaines (Parigi 1848), con le Esquisses morales et politiques (Parigi 1849), con la Histoire de la révolution de 1848 (Parigi 1881-53); e riunì nel suo salotto, con Lamartine e Mickiewicz, Emerson, Renan e Michelet, molti degli uomini più rappresentativi di quello storico momento. Parteggiò apertamente per l'indipendenza italiana, e una profonda simpatia nutrì per Daniele Manin; ammirò Cavour; conobbe personalmente Mazzini e s'interessò durevolmente e con fervore alla sua opera Lettere della Contessa d'Agoult a G. Mazzini, pubblicate (1913); e fece in Italia ora sola, ora col genero Émile Ollivier, frequenti soggiorni: a Torino fu rappresentato, da Ernesto Rossi, il suo dramma Jeanne d'Arc (Parigi 1857). Dall'antica esperienza del mondo germanico (v. i ricordi schilleriani anche in Trois journées de la vie de Marie Stuart, 1857), e dalla nuova consuetudine con le cose d'Italia, nacque così, come opera di comprensione intellettuale e d'appassionato amore, il suo libro più noto: Dante et Goethe (Parigi 1866). Negli ultimi anni attese alla composizione di una Histoire des commencements de la république aux Pays-Bas (Parigi 1872) e soprattutto alla stesura dei suoi suggestivi Souvenirs fino al 1833 usciti postumi nel 1877 e integrati ora da un volume di Mémoires (1833-1854), pubblicato, con interessanti pagine di diario sulle relazioni con Liszt, da Daniel Ollivier (Parigi 1927). Morì a Parigi il 5 marzo 1876.
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