
Fatto di terrorismo avvenuto a Roma il 20 maggio 1999 che vide come vittima Massimo D'Antona, docente universitario e dirigente pubblico, assassinato dalle Nuove Brigate Rosse.
Erano da poco passate le 8.00 di mattina, del 20 maggio 1999 quando, il professor Massimo D'Antona, consulente del Ministero del Lavoro, si apprestava ad uscire dalla sua abitazione a Roma, per recarsi al lavoro nel suo studio, situato a poca distanza dal suo appartamento. Superato l'incrocio intorno alle ore
8.13, il professore, viene bloccato dal commando di brigatisti che sono già dalle cinque e mezzo nascosti all'interno del furgone parcheggiato al lato della via. Per loro l'azione è già cominciata quattro giorni prima, con
l'operazione di parcheggio dei mezzi: due furgoni in sosta, due scooter per la fuga della squadra operativa e le
biciclette per le staffette. Ma non sono soli. Altri tre elementi del gruppo
operativo (le cosiddette staffette) hanno già raggiunto la loro
posizione prevista e sono tutti equipaggiati con finti telefonini,
ricetrasmittenti, cerotti sulle dita per non lasciare impronte,
cappellini con visiera e occhiali da vista. Nel mentre il professor D'Antona si è già avviato lungo il
marciapiede ed ha già quasi percorso gran
parte degli ultimi centotrenta passi che lo separano dell'ultimo istante
della sua vita. Un testimone oculare del delitto, durante il
dibattimento, ricostruisce così quella manciata di secondi: "Ero sullo
stesso marciapiede su cui camminava D'Antona. Ho visto un uomo e una
donna che stavano aspettando qualcuno e poi parlavano con questa
persona. Io ho proseguito. Ho superato ma, dopo qualche metro,
ho sentito dei colpi sordi. Mi sono girato a guardare e ho visto una
"pistola lunga" e poi l'uomo che continuava a sparare mentre l'altro
uomo era già a terra". Secondo la deposizione processuale di una pentita l'uomo che continuava a sparare era armato di una pistola semiautomatica calibro 9x19 senza
silenziatore, faceva fuoco su D'Antona, svuotando tutti i 9 colpi del
caricatore e infliggendogli il colpo di grazia al cuore.
Conclusa l'azione i due si allontanano dal luogo del delitto: l'uomo sale in sella a un motorino "50", mentre la donna
cammina ancora lungo via, incrociando un secondo testimone
oculare. I soccorsi che arrivano poco dopo sul posto trasportano D'Antona al Policlinico Umberto I dove, alle 9.30, il medico ne dichiara la morte.
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